Animatore sociale per anziani: perché è una figura centrale in una casa di riposo o una RSA

La scelta di trasferire un anziano in una struttura di accoglienza dipende da diversi fattori, tra cui la difficoltà della persona di prendersi cura di se stessa e delle attività quotidiane, a cui può aggiungersi la presenza di patologie difficili da gestire in casa. Si tratta di una decisione presa anche per favorire il benessere psichico dell’anziano: spesso, infatti, la paura di cadere o di trovarsi in situazioni di emergenza senza un pronto intervento può creare una condizione di insicurezza e disagio continui.

Questa soluzione si dimostra particolarmente efficace nei casi in cui l’anziano soffre di patologie che necessitano di costanti controlli medici e infermieristici, ma anche per gli ospiti semi-autosufficienti che, in queste realtà, possono trovare gli stimoli necessari a mantenere l’equilibrio psicofisico, altrettanto importante. 

Con questo intento, le strutture di accoglienza integrano l’assistenza medica con un‘offerta variegata di iniziative come la pet therapy, l’animazione professionale, il teatro, le terapie mediante musica e arte per consentire alle persone di esprimere la propria socialità, emotività e affettività.

In questo contesto, la figura dell’animatore sociale diventa centrale, proprio perché è quella che si occupa di progettare e organizzare l’animazione. In questo articolo vedremo nel dettaglio quali sono le sue competenze e mansioni, che tipo di attività può sviluppare e perché è fondamentale in una struttura rivolta agli anziani.

Chi è l’animatore sociale?

L’animatore sociale è una figura professionale preparata per stimolare e promuovere la partecipazione all’interno di un gruppo. Il suo lavoro prevede il confronto diretto con le persone coinvolte e la gestione degli aspetti legati alla programmazione e all’organizzazione dell’animazione stessa, che si sviluppa attraverso attività ludico-espressive.

Il suo intervento è richiesto in queste aree: culturale, educativa e assistenziale sanitaria. In quest’ultimo caso, l’animatore sociale trova la sua collocazione in istituzioni pubbliche o private che offrono:

  • attività per l’infanzia e l’adolescenza, per esempio in comunità per minori, centri di aggregazione giovanile, centri ricreativi e ludoteche;
  • assistenza a soggetti con disabilità psichiatriche e psico-fisiche di diverse età;
  • prevenzione nell’ambito delle tossicodipendenze;
  • servizi residenziali e territoriali per anziani, ad esempio presso case di riposo e centri diurni.

L’animatore sociale nelle residenze per anziani

Nel caso specifico dell’animatore sociale per anziani, la sua mansione consiste nel progettare e organizzare attività ludiche, ricreative e creative all’interno della struttura di accoglienza, con l’obiettivo primario di coinvolgere tutti gli ospiti, ma rispettando le attitudini e le esigenze di ognuno.

Lo scopo di questa figura è creare un ambiente stimolante, dove l’ospite possa ritrovare la serenità, la voglia di rimettersi in gioco e di sentirsi ancora utile, un’attenzione che in Real Salus è portata avanti ogni giorno con attività e programmi adeguati.

Animatore sociale per anziani: quali sono le sue competenze?

Attualmente non esiste un titolo di studio per animatore sociale, ma sono disponibili corsi (soprattutto a livello regionale), erogati da enti pubblici o privati, come ad esempio scuole di formazione o cooperative. La loro durata può arrivare fino a un massimo di due anni (o 1000 ore). Tutti, inoltre, prevedono un esame finale e un tirocinio presso una struttura convenzionata. È possibile seguire il corso per diventare animatore sociale subito dopo il diploma oppure frequentare un corso di laurea (come, ad esempio, Scienze dell’educazione) al quale poi aggiungere il corso di specializzazione in animazione sociale.

Pensando a quali competenze siano necessarie per svolgere questa attività, dobbiamo premettere che, come per tutte le professionalità, anche in questo caso si possono distinguere competenze specifiche e trasversali. Tra le prime vanno citate le conoscenze di base di psicologia, pedagogia e sociologia con riferimento agli aspetti cognitivi e di interazione tra le persone. In particolare, è necessario che questo professionista sappia:

  • osservare i comportamenti del singolo e del gruppo;
  • individuare i bisogni e valutare l’efficacia degli interventi
  • favorire dinamiche di gruppo e relazioni interpersonali, gestendo anche gli eventuali conflitti;
  • programmare e realizzare diverse tipologie di attività.

Oltre alle competenze professionali, poi, ci sono una serie di attitudini trasversali – che potremmo anche chiamaretalenti personali” – molto importanti per svolgere questo mestiere al meglio, dove il contatto diretto con le persone è l’aspetto principale. Essere animatore sociale in una casa di riposo, infatti, significa avviare un percorso con ogni ospite che lo porti alla scoperta e alla definizione di una nuova immagine di sé, attiva e ricca di senso.

Fondamentale, pertanto, è la capacità di ascolto, che rappresenta il primo passo per instaurare una relazione di fiducia, dove sono messi al centro bisogni, aspettative e possibilità di ciascun ospite nel rispetto della sua unicità. L’obiettivo è riuscire a fare emergere la spinta alla socializzazione, che si esprime nel rapporto con gli altri e con l’ambiente, portando l’anziano a sviluppare una maggiore padronanza di se stesso.

Questo percorso di scambio e consapevolezza può essere messo alla prova da difficoltà di comunicazione da parte dell’anziano, soprattutto in casi di grave disabilità cognitiva come  Alzheimer e demenza. In questi casi, l’animatore sociale dovrà lavorare sulle capacità relazionali e sulle abilità rimaste attive della persona senza puntare al risultato, quanto, piuttosto, valorizzando il percorso stesso, stando accanto al paziente e lasciandolo libero di esprimersi come riesce.

Nei casi in cui l’anziano abbia perso l’uso della parola, l’animatore deve essere pronto a usare tecniche alternative, facendo ancora più attenzione ai segnali non verbali che spesso passano attraverso gesti di affetto, oltre che per mezzo del linguaggio del corpo. 

Animatore sociale per anziani: perché è una figura importante?

Il trasferimento in casa di riposo rappresenta un grande cambiamento nella vita di una persona anziana. In questo contesto il lavoro dell’animatore sociale è molto prezioso e la sua attività deve mettere al primo posto l’unicità di ogni singolo ospite, oltre che offrire stimoli, aiutare a mantenere viva la socialità della persona e contribuire a costruire il senso di appartenenza a una nuova comunità. È importante che l’anziano non si veda trattato come un semplice paziente bisognoso di cure ma che si senta considerato, prima di tutto, una persona. 

Una buona animazione sociale è fondamentale perché ha effetti benefici sul tono dell’umore, stimola la curiosità dei pazienti, l’interazione, ed è importante per mantenere viva l’autonomia, l’affettività e l’integrazione sociale. Anche gli anziani i più fragili possono trarre giovamento dal lavoro dell’animatore: le abilità residue, infatti, possono essere mantenute attive grazie a un programma mirato e su misura.

Animazione per anziani: le tecniche più usate

L’animazione professionale si basa su una specifica programmazione volta a stimolare in modo diretto e organizzato le abilità cognitive e socio-relazionali dei soggetti a cui si rivolge.

Nella pratica, questo significa progettare e organizzare diverse tipologie di intervento, con la consapevolezza delle abilità che si vogliono stimolare e delle giuste modalità per farlo, attraverso tecniche che sollecitino il lavoro individuale e di gruppo. Se, per esempio, si vuole rendere la tombola un gioco mirato alla stimolazione cognitiva, sarà meglio preferire una tombola fatta con fogli di carta per schede e tabellone, cartelle grandi per essere viste in modo chiaro, numeri non ordinati (su schede e tabellone) per indurre una ricerca sempre attiva. Importante sarà anche la possibilità, da parte dell’anziano, di barrare facilmente i numeri estratti con un pennarello: questo permette anche a chi ha lievi problemi di manualità di giocare autonomamente.

Parallelamente, l’animatore dovrà supervisionare l’attività, sollecitando o aiutando l’anziano indirettamente, evitando di fare scelte al posto suo. Inoltre, non è insolito che, per quanto seduti vicini, gli anziani non parlino fra loro: fare animazione sociale significa anche facilitare il confronto sereno e costruttivo tra i soggetti e stimolare le relazioni interpersonali quando sono insufficienti. 

Un’animazione efficace si può strutturare secondo diverse modalità. Vediamone alcune:

  • Attività sociali: si lavora in gruppo concentrandosi, per esempio, sul riconoscimento di immagini, numeri o sulla condivisione di certi ricordi. Sono finalizzate a sollecitare le abilità di memoria, percezione, attenzione, linguaggio e relazione.
  • Esercizi dinamici: vengono svolti sia singolarmente sia in gruppo, hanno l’obiettivo di sollecitare il movimento, la coordinazione tra percezione visiva e movimento, le relazioni interpersonali. Con le dovute precauzioni e nel rispetto delle condizioni fisiche di ciascuno, mantenere attivo il movimento è molto importante per gli anziani, dato che spesso non praticano molta attività fisica.
  • Esperienze creative: sono pensate per incentivare la fantasia e la collaborazione, stimolando, ad esempio, le abilità manuali, relazionali ed esecutive.
  • Laboratori che stimolano la percezione: sono progettati per incentivare l’utilizzo selettivo dei diversi sensi, visto che con l’avanzare dell’età questi diminuiscono la loro sensibilità. 
  • Esercitazioni linguistiche: allenano la produzione linguistica, ad esempio attraverso la fonetica, la creatività, il riconoscimento di parole con suoni simili.
  • Esercizi percettivo-logico-spaziali: si basano sulla percezione delle immagini e sul loro posizionamento nello spazio, o sulla capacità di saper distinguere stimoli diversi, ad esempio. 

A questi gruppi di attività è consigliabile affiancare il cosiddetto “giro camere”, ovvero l’incontro con gli ospiti costretti temporaneamente o stabilmente nella propria stanza. È un momento molto importante nella vita sociale di una RSA, perché consente all’animatore di conoscere meglio le persone che, per vari motivi, rimangono fuori dal gruppo – e quindi di non escludere nessuno – e perché permette di formulare programmi personalizzati.

L’attenzione di Real Salus per un’animazione sociale di qualità

Come abbiamo visto, per una buona qualità della vita è necessario occuparsi anche del benessere psicofisico dell’anziano, un aspetto primario in Real Salus, grazie all’offerta di una quotidianità ricca di stimoli sociali, creativi e culturali. Grazie al lavoro degli animatori, con il supporto degli OSS, viene infatti formulato un programma settimanale con occupazioni che spaziano dalla lettura di quotidiani seguita dalla discussione collettiva delle notizie – ai giochi di squadra, come tombola, tornei di carte e cruciverba, fino a esperienze culturali che includono letture e film, oltre a gite, laboratori e feste di compleanno.

A queste attività vengono abbinate quelle esplicitamente terapeutiche come Tango Terapia, Pet Therapy e Doll Therapy. Quest’ultima, detta anche terapia della bambola, viene utilizzata, in particolare, per gestire i sintomi comportamentali di pazienti affetti da demenza. Per maggiori informazioni sui servizi offerti da Real Salus o per prenotare una visita all’interno delle nostre strutture, contattaci.

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