Cosa significa essere caregiver familiare: tutto ciò che devi sapere su questa figura

La figura del caregiver familiare è divenuta centrale nella società in seguito all’aumento della popolazione anziana e dell’aspettativa di vita. In Italia, in particolare, i caregiver ricoprono un ruolo di supporto determinante non solo per il malato e l’anziano, ma anche per il welfare: un “esercito” silenzioso che, secondo le stime calcolate in base ai dati ISTAT, potrebbe superare i 7 milioni di persone, ma che, tuttavia, non ha ancora ottenuto un pieno riconoscimento normativo.

Indispensabile per la società, nonché per il benessere (e spesso la stessa sopravvivenza) di milioni di cittadini, il caregiver familiare è pertanto una preziosa risorsa per l’apporto che può garantire alla comunità. Una figura che, con l’ulteriore incremento del numero di anziani non più autosufficienti, risulterà sempre più centrale in futuro, quando in Italia ci saranno 74 over 65 ogni 100 persone tra i 20 e i 64 anni (previsione OCSE 2050).

Ma di cosa si occupa esattamente il caregiver e quali sono i suoi obblighi e requisiti? Inoltre, che cosa lo distingue da una figura come quella della badante? Vediamolo insieme.

Chi è il caregiver familiare e cosa significa questo termine

Il caregiver familiare è la persona che presta assistenza volontaria, quotidiana e gratuita a un familiare non autosufficiente per motivi di salute fisici o mentali. Come evidenziato dagli studi condotti da Censis – Aima (ultimo aggiornamento nel 2016), il caregiver riveste un ruolo centrale nella vita del malato, perché rappresenta sia il responsabile dell’assistenza, giorno dopo giorno, sia il punto di riferimento emotivo dell’assistito, che trova giovamento dal sostegno quotidiano di una persona cara.

Il caregiver familiare non va confuso con la badante: la principale differenza con questa figura sta nella gratuità della prestazione, nella volontarietà, nell’impegno totalizzante e nella gestione della persona non autosufficiente che, in questo caso, è demandata all’organizzazione della famiglia.

Quanti sono i caregiver in Italia

Sebbene non esistano, a oggi, numeri ufficiali delle persone coinvolte, secondo le stime più recenti i caregiver in Italia sarebbero fra i 7 e i 12 milioni, considerando anche gli over 70 che si occupano dei propri congiunti malati e i genitori che accudiscono figli non autosufficienti.

Si tratta di una forbice verosimile dedotta da due indagini ISTAT. Quella più recente, sulla conciliazione tra lavoro e famiglia, mostra che, nel 2018, erano più di 12 milioni le persone tra i 18 e i 64 anni (il 34,6% della popolazione) che si prendevano cura di figli minori di 15 anni o di parenti malati, disabili o anziani. Tra gli occupati, in particolare, ben il 40% svolgeva attività di assistenza verso un proprio caro.

Secondo la precedente indagine ISTAT “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell’Unione europea” del 2015, sono invece circa 7 milioni e mezzo gli italiani che si occupano di un familiare malato, invalido o non autosufficiente con continuità. Per la maggior parte sono donne, hanno tra i 45 e 64 anni e in un caso su 4 dedicano alla persona malata almeno 20 ore a settimana.

caregiver-familiari-requisiti

Mansioni e compiti: cosa fanno i caregiver familiari

Ora che sappiamo cosa significa essere un caregiver familiare, cerchiamo di capire cosa fa nel concreto questa figura. Dedizione quotidiana, sostegno psico fisico, assistenza 24 ore su 24 a una persona cara malata o anziana, gestione di problematiche sensibili e dolorose, rinunce e sacrifici: basta questa descrizione per rappresentare lo straordinario valore del caregiver oggi e comprendere i tanti compiti che è chiamato ad assolvere.

Sono numerose, infatti, le mansioni che deve svolgere quotidianamente e queste dipendono da svariati fattori, in primo luogo l’età del malato e il suo grado di non autosufficienza. Si va dall’assistenza diretta al familiare (lavare, vestire, stirare, preparare i pasti, ad esempio) a quella indiretta (svolgere commissioni, recarsi in banca, in posta, ritirare la pensione, accompagnare alle visite, ecc.), fino alla sorveglianza attiva (intervenire immediatamente in caso di pericolo) e passiva (vigilare durante il sonno e le ore di riposo o quando l’assistito è allettato).

Le cure palliative domiciliari

Tra le mansioni che i caregiver familiari sono chiamati a svolgere, inoltre, c’è la gestione delle cure palliative domiciliari. Per il personale sanitario che fornisce assistenza domiciliare – ad esempio per somministrare farmaci, terapie, eseguire prelievi, fornire assistenza infermieristica, riabilitativa e ludico-cognitiva – è fondamentale fare riferimento al caregiver. Questi, infatti, sarà la persona con cui interfacciarsi e sarà colui che riferirà cosa accade in casa al di fuori delle visite mediche dell’equipe.

Caregiver familiare: quali requisiti deve avere

Capire cosa significa essere un caregiver familiare vuol dire anche conoscere gli eventuali requisiti che deve possedere. Rispetto a questo, al caregiver non sono richiesti particolari qualifiche o competenze in ambito medico o sanitario, ma l’impegno di stare accanto alla persona malata o invalida, confortarla e sostenerla nella realizzazione di tutte le attività quotidiane, sia di carattere fisico che psicologico.

Può essere inoltre necessario – e spesso lo è – imparare alcune basilari pratiche di assistenza, ad esempio riguardanti le manovre di spostamento del malato, la somministrazione di farmaci e l’utilizzo di particolari apparecchiature. In tutti questi casi, naturalmente, è compito del personale sanitario formare il caregiver, affinché sia il più possibile autonomo nelle operazioni di routine.

Tutele, obblighi e agevolazioni fiscali del caregiver

Nonostante i milioni di caregiver familiari coinvolti in Italia, come rivelano le stime mostrate in precedenza, non esiste ancora un quadro normativo di riferimento organico per definire le tutele e gli obblighi di questa figura. Tuttavia, in base alle leggi e ai regolamenti vigenti, possiamo individuare i principali diritti e doveri riconosciuti a chi presta questa delicata attività:

  • Il caregiver può usufruire dei permessi retribuiti e del congedo straordinario, e ha diritto di scegliere il luogo di lavoro, se questo ha l’obiettivo di avvicinare il domicilio alla persona da assistere, ai sensi della legge 104/1992.

 

  • In quanto lavoratore a tutti gli effetti, il caregiver che presta assistenza a un familiare da almeno sei mesi e che ha maturato almeno 30 anni di contributi può accedere alla pensione anticipata (APe Social), misura prorogata al 31 dicembre 2021 dalla Legge di Bilancio 2021.
  • Sono previste, inoltre, agevolazioni fiscali per l’acquisto di auto (IVA al 4%),l’Irpef al 19% sul costo di acquisto di mezzi di locomozione e l’Irpef al 19% per spese sanitarie o acquisto di mezzi di ausilio.
  • Con la legge 205/2017 è stato istituito un Fondo per il sostegno del titolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, ripartito alle Regioni per finanziare interventi volti a riconoscere il valore sociale ed economico di questa attività non professionale.
  • La legge 493/1999, infine, stabilisce l’obbligo di assicurazione INAIL contro gli infortuni domestici per chi si prende cura della casa e dei familiari in modo abituale ed esclusivo.

caregiver-familiari-cosa-fanno

Il disegno di legge per il riconoscimento dei caregiver familiari

Nonostante lo straordinario lavoro svolto ogni giorno e il numero di italiani e di famiglie coinvolte, il caregiver non è ancora una figura riconosciuta dal punto di vista legale. Esiste, tuttavia, un disegno di legge (n. 1461), attualmente depositato presso l’XI Commissione Senato, che contiene le “Disposizioni per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare”.

Gli obiettivi della proposta sono riconoscere i diritti del disabile/anziano assistito e del suo assistente, nonché introdurre alcuni benefici di natura previdenziale. Ecco i principali punti previsti:

  • i diritti del disabile/anziano non autosufficiente e del caregiver;
  • il diritto di scelta del proprio caregiver, che può essere espresso dall’assistito stesso o tramite l’amministratore di sostegno, ma anche revocato;
  • la certificazione del caregiver da parte dell’INPS, entro 30 giorni dalla data di ricezione della nomina espressa dall’assistito, con il riconoscimento della tutela previdenziale;
  • le misure a sostegno del caregiver, tra cui il supporto assistenziale di base, la consulenza per l’adattamento all’ambiente domestico, i percorsi preferenziali nelle strutture sanitarie, le informazioni sui problemi dell’assistito.

Il caso felice dell’Emilia-Romagna: la legge regionale per il riconoscimento del caregiver

Se l’Italia appare ancora indietro nel percorso di riconoscimento legale del caregiver, l’Emilia-Romagna è in controtendenza e già nel 2014 ha emanato una legge che ha istituito, tra l’altro, la Giornata del caregiver (l’ultimo sabato di maggio).

Con la Legge regionale 2/2014, intitolata “Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare”, l’Emilia-Romagna “riconosce e valorizza la figura del caregiver familiare in quanto componente informale della rete di assistenza alla persona e risorsa del sistema integrato dei servizi sociali, socio-sanitari e sanitari”. L’obiettivo è rendere più omogenee le risposte nei diversi territori, valorizzare l’apporto di queste figure e sostenerle nella loro vita – e non solo nell’attività di cura – anche attraverso un rapporto più strutturato con la rete dei servizi, l’associazionismo non profit e il volontariato.

Si tratta di un provvedimento preso come modello da altre Regioni (Abruzzo, Campania, Lazio, Marche, Piemonte e Sardegna), che si stanno attivando per adottare una linea simile a tutela del caregiver.

Real Salus e il servizio di RSA aperta: un aiuto ai caregiver familiari

Come abbiamo visto, dunque, quello del caregiver è un ruolo molto delicato, che può avere anche ripercussioni negative sulla persona che lo svolge, dato il dispendio di energie psicofisiche che richiede. Per questo può essere importante un supporto in caso di difficoltà fisiche, psicologiche ed emotive.

La struttura San Petronio, appartenente al gruppo Real Salus, offre diversi servizi innovativi per aiutare nel concreto il caregiver. Uno di questi è l’RSA aperta, ovvero la possibilità di usufruire delle prestazioni tipiche di una Residenza Sanitaria per Anziani direttamente a casa propria. In questo modo, chi si occupa dell’anziano riceverà il supporto professionale di cui ha bisogno.

L’obiettivo è garantire il mantenimento delle capacità residue della persona, la conservazione o il recupero delle sue abilità motorie e il sostegno a familiari o caregiver che se ne prendono cura. Rientrano fra le prestazioni garantite dalla RSA aperta, a titolo di esempio:

  • l’assistenza infermieristica;
  • il consulto di personale medico specialistico;
  • l’aiuto, la consulenza e la formazione ai familiari sui temi dell’alimentazione e dell’igiene personale dell’anziano, nonché qualsiasi consiglio e suggerimento atto a supportare psicologicamente il caregiver;
  • gli interventi di supporto cognitivo;
  • le attività di tipo socio-ludico.

Inoltre, se la persona da accudire soffre di una malattia grave e invalidante come l’Alzheimer per la quale, oltre alla dedizione, occorre una preparazione specifica, il Gruppo Real Salus è dotato del Nucleo Alzheimer, un’area studiata appositamente per garantire all’ospite cure, riabilitazione e stimoli adeguati: un supporto prezioso che non va a sostituire il percorso effettuato dai familiari e il ruolo del caregiver, ma che rappresenta un aiuto ulteriore.

Vuoi maggiori informazioni?

oppure