Durante il naturale processo di invecchiamento, in genere, è fisiologico assistere a un leggero calo nelle funzioni cognitive, soprattutto in relazione alla memoria. In certi casi, tuttavia, questa condizione può sfociare nel disturbo cognitivo lieve (noto come MCI, Mild Cognitive Impairment), che produce un deficit della memoria evidente e non più trascurabile, o nelle forme più gravi di demenza.
I numeri di queste patologie sono rilevanti: in Italia, secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità, sono circa 900 mila le persone affette dal disturbo cognitivo lieve e circa 1 milione quelle con demenza.
É importante sapere che dietro entrambe le diagnosi c’è sempre una persona che vive un forte disagio che va accolto e accompagnato da chi si occupa di lei, sia quando l’anziano è a casa propria sia quando si trova in una struttura.
Ma come si manifesta il decadimento cognitivo lieve? Si può prevenire, controllare ed eventualmente curare? E in che modo è possibile aiutare chi soffre di questo problema? Scopriamolo in questo articolo.
Decadimento cognitivo: cosa significa?
Il decadimento cognitivo è una condizione che intacca il regolare funzionamento delle principali funzioni cognitive: la memoria, il linguaggio, la comunicazione, l’attenzione, la percezione visiva e spazio temporale, la programmazione motoria.
In presenza di questi sintomi, specie dopo i 65 anni, è bene consultare un medico per accertarne le cause. Un percorso diagnostico precoce, infatti, può evidenziare eventuali rischi degenerativi, consentendo un intervento tempestivo e ottenere, in questo modo, i benefici garantiti dai trattamenti disponibili.
Il disturbo cognitivo lieve, pertanto, è una risultanza clinica che si pone a metà strada fra il naturale invecchiamento della persona e l’insorgere della demenza: spesso non compromette le attività abituali del soggetto colpito e non invalida la qualità della vita, perché coinvolge in misura superficiale solo alcune aree. Tuttavia, pregiudica la capacità di svolgere compiti complessi e può anticipare un quadro peggiorativo, fino alla demenza o all’Alzheimer.
Decadimento cognitivo: quali sono le cause?
L’origine del deterioramento cognitivo è complessa e vede il coinvolgimento di più fattori concomitanti. La causa principale è l’età avanzata, a cui si aggiungono i fattori genetici e quelli di rischio per malattie cardiovascolari, in quanto queste ultime possono intaccare i vasi sanguigni cerebrali. Non vanno infine sottovalutati altri elementi come l’obesità e l’abuso di alcol o di sostanze tossiche.
Come si manifesta il decadimento cognitivo e come riconoscerlo
Il primo segnale che permette di riconoscere il decadimento cognitivo, di solito, è la perdita di memoria, intesa come piccole dimenticanze che, progressivamente, diventano sempre più frequenti e preoccupanti. I tempi e le modalità con cui si manifestano i sintomi iniziali possono variare da soggetto a soggetto.
Oltre ai vuoti di memoria, possono verificarsi:
- difficoltà di concentrazione;
- una maggiore facilità a distrarsi;
- stati confusionali e una sensazione di smarrimento in contesti sociali sconosciuti;
- problemi nel linguaggio, sia scritto che parlato;
- sbalzi d’umore ed eccessi di rabbia.
Con l’avanzare del decadimento cognitivo lieve, i disturbi possono diventare invalidanti, fino a pregiudicare la normale vita quotidiana, con una progressiva perdita dell’autonomia da parte della persona e la necessità di avere un aiuto quotidiano e assistenza 24 ore su 24. Tuttavia, è bene precisare che non tutte le persone con MDI vanno verso forme gravi di declino cognitivo.
A titolo esemplificativo, fra i campanelli d’allarme più frequenti che possono annunciare una fase moderata di demenza, citiamo:
- dimenticare cosa si è fatto da poco, dove si è lasciato o visto qualcosa;
- non ricordare date, impegni, appuntamenti ed eventi importanti della vita personale;
- confondere date e festività;
- ripetere più volte, all’interno di una conversazione, la stessa domanda e non memorizzare le risposte;
- perdere interesse per le passioni, le attività abituali e gli hobby;
- manifestare irritabilità e scatti d’ira con familiari e amici.
Il test per il decadimento cognitivo
La valutazione dei primi sintomi del decadimento cognitivo spetta ad alcune figure professionali. In particolare, il neurologo, il medico geriatra e lo psicologo hanno il ruolo di certificare il disagio cognitivo del paziente e, allo stesso tempo, di sostenere i familiari e il caregiver nell’affrontare questo delicato momento.
In Italia esistono diversi Centri per il Decadimento Cognitivo (CDC) che si occupano della diagnosi e del trattamento dei disturbi delle capacità intellettive.
Solitamente, il processo diagnostico parte da un colloquio clinico con la persona e i suoi familiari o il caregiver, e prosegue con specifici esami strumentali (RMN o PET) e test neuropsicologici. Il test più diffuso per intercettare il decadimento cognitivo dell’anziano è il Mini-Mental State (MMS) che valuta le capacità di orientamento, memoria e attenzione, il riconoscimento degli oggetti, la facoltà di rispondere a domande e comandi e la capacità di scrittura e di riproduzione di figure complesse.
Decadimento cognitivo, come comportarsi e come curarlo
Non è semplice stare accanto a una persona che manifesta i sintomi del decadimento cognitivo lieve e ad oggi, purtroppo, non esiste una cura o un trattamento per risolvere questa condizione. Ad ogni modo, i familiari, il caregiver e il personale delle case di riposo o RSA possono adottare alcuni comportamenti che permettano di ridurre il suo impatto sulle abitudini dell’anziano e le probabilità che esso peggiori.
Ad esempio, è utile:
- mantenere il cervello attivo con esercizi mirati e giochi di memoria;
- svolgere attività ricreative per anziani;
- fare movimento regolarmente, in base alle proprie possibilità fisiche, ad esempio attraverso la ginnastica dolce;
- seguire una dieta sana e bilanciata;
- condurre uno stile di vita corretto, evitando alcol e fumo;
- non isolarsi socialmente, preservando le relazioni con amici e parenti.
Per contenere il progressivo declino, inoltre, è importante progettare una strategia di potenziamento cognitivo mirata a stimolare le capacità intellettive residue e rallentarne il decadimento.
Questo avviene attraverso esercizi specifici condotti sulle funzioni in declino, come la memoria, il lessico, l’acquisizione delle informazioni. Si tratta di stimoli pratici che, ritardando l’eventuale insorgere di malattie degenerative, permettono all’anziano di mantenere una buona qualità di vita.
In certi casi, inoltre, può essere opportuno contattare una casa di riposo o RSA per valutare insieme al personale l’opportunità di un trasferimento dell’anziano in struttura, al fine di garantirgli le cure e l’assistenza necessarie.
Come prevenire il decadimento cognitivo
Nel 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha introdotto le linee guida per prevenire il rischio di decadimento cognitivo e la demenza nella popolazione generale.
Il documento, per evitare l’insorgere di questa problematica, sottolinea l’importanza di mantenere uno stile di vita sano, che comprenda le seguenti indicazioni:
- svolgere una regolare attività fisica;
- non fumare;
- evitare un consumo eccessivo di alcol;
- tenere sotto controllo il peso;
- adottare una dieta salutare;
- mantenere livelli giusti di pressione del sangue, colesterolo e glicemia.
Decadimento cognitivo e depressione: che legame c’è?
La depressione è un disturbo frequente nelle persone anziane ed è spesso riconducibile ai cambiamenti che riguardano la terza età e che stravolgono le abitudini di una vita, dallo stato di salute alle relazioni sociali. Si manifesta principalmente attraverso la perdita d’interesse e di piacere, i disturbi alimentari, l’irritabilità, l’insonnia e i frequenti sbalzi d’umore.
Questa patologia può precedere o accompagnare il decadimento cognitivo, e sintomi depressivi tendono ad aumentare in presenza di problemi neurologici come la demenza senile, spiega l’Istituto Superiore di Sanità. Il legame tra decadimento cognitivo, demenza e depressione è, tuttavia, molto complesso, dibattuto in medicina e, ancora oggi, difficile da chiarire. Sembra che una depressione trascurata possa aumentare il rischio di sviluppare in futuro una demenza, ma la depressione può anche manifestarsi come sintomo anticipatore di un incombente declino cognitivo e dell’incedere della demenza stessa, come riferisce uno studio citato dalla Fondazione Veronesi.
Quello fra le due patologie, comunque, è un rapporto molto delicato e a volte, quando la depressione si manifesta insieme a un evidente deterioramento cognitivo, si parla anche di pseudo demenza, situazione in cui la depressione viene confusa con un declino cognitivo.
Real Salus, l’esperienza, le attività e i servizi per stimolare cognitivamente l’anziano
Real Salus, realtà che gestisce diverse tipologie di strutture per la terza età a Bologna e provincia, dà primaria importanza alle attività che possano stimolare cognitivamente l’anziano. Nelle nostre case di riposo e RSA non ci si annoia mai e vengono organizzate ogni giorno numerose attività per coinvolgere gli ospiti, nel rispetto della loro individualità e preferenze. Dalla lettura di quotidiani ai tornei di carte, dai laboratori di cucina ai lavori creativi, le persone hanno la possibilità di impiegare il proprio tempo in modo costruttivo e di relazionarsi con gli altri.
Real Salus è inoltre dotata dello Spazio Alzheimer, nato per offrire a chi soffre di questa malattia o di altre patologie connesse al deterioramento cognitivo le cure, gli stimoli e la riabilitazione idonei. Contattaci per maggiori informazioni sui servizi offerti o per prenotare una visita nelle nostre strutture.