La disfagia nell’anziano è una condizione piuttosto comune che consiste in una difficoltà a deglutire cibi e liquidi, compromettendo la salute e la qualità della vita. Per questo, oltre a trattare questa problematica con il supporto di figure specializzate, è importante che chi si prende cura di una persona con disfagia adotti una serie di accorgimenti per supportarla nei pasti, assicurarle un’alimentazione equilibrata e completa e ridurre i rischi legati a questa condizione, fra cui la malnutrizione.
Ne abbiamo parlato in un’intervista alla dottoressa Sabrina El Kouaissi, logopedista, che recentemente ha tenuto un percorso formativo per gli operatori di San Petronio, casa di riposo e casa residenza per anziani appartenente al gruppo Real Salus di Bologna, con l’obiettivo di fornire gli strumenti per prendersi cura nel modo più efficace degli ospiti che presentano difficoltà di deglutizione.
Questa iniziativa è stata promossa da Real Salus per offrire un’assistenza sempre più specializzata, su misura e di qualità. Con questo stesso intento, è previsto un coinvolgimento della dottoressa El Kouaissi anche come consulente presso la struttura, per la valutazione e il trattamento degli ospiti con disturbi della deglutizione attraverso percorsi mirati di riabilitazione.
In questo articolo illustreremo cos’è la disfagia, quali sono le sue cause e le possibili complicanze. Capiremo inoltre come riconoscerla e affrontarla, sia attraverso trattamenti riabilitativi specifici sia tramite buone pratiche per aiutare chi ne soffre a mangiare e bere.
Cos’è la disfagia e quali sono le sue complicanze
La disfagia è un disturbo della deglutizione che si traduce in una difficoltà nel passaggio degli alimenti dal cavo orale allo stomaco. Può verificarsi a qualsiasi età, ma tende a essere più frequente tra gli anziani. La disfagia non è una malattia vera è propria ma, piuttosto, il sintomo di altre condizioni cliniche, molte delle quali hanno un’incidenza maggiore con l’avanzare dell’età. Purtroppo, se non riconosciuta e trattata, può avere conseguenze gravi come:
- malnutrizione, carenze nutrizionali, calo di peso e disidratazione, perché i problemi di deglutizione possono rendere difficile mangiare e bere;
- polmonite ab ingestis, una polmonite provocata dall’aspirazione accidentale di cibi o bevande, che dalla bocca entrano nelle vie respiratorie e raggiungono i polmoni scatenando infezioni;
- soffocamento, dovuto all’ostruzione delle vie aeree da parte di residui di cibo.
Le principali cause della disfagia nell’anziano
Come abbiamo accennato, nelle persone anziane la disfagia è spesso la manifestazione clinica di una serie di patologie che possono avere un impatto sulla deglutizione e che tendono a essere più frequenti con l’invecchiamento. Tra queste ci sono malattie neurologiche come:
- ictus;
- demenza e Alzheimer;
- morbo di Parkinson;
- sclerosi multipla.
La disfagia può anche essere dovuta a traumi cranici, a patologie respiratorie croniche e ad altre cause che comportano, ad esempio, un’alterazione dello stato di vigilanza e dello stato cognitivo o una situazione di scompenso generale.
Sebbene questo problema negli anziani possa essere causato da patologie (in questo caso si parla di presbifagia secondaria), assistiamo a una serie di cambiamenti fisiologici legati all’avanzare dell’età che possono portare a difficoltà nella deglutizione; in questo caso si tratta di presbifagia primaria. Tra queste modificazioni, che interessano soprattutto l’apparato orofaringeo e respiratorio, ci sono:
- la riduzione della massa muscolare e dell’elasticità del tessuto connettivo del canale deglutitorio, che limitano la forza e la motilità;
- un ridotto riflesso della tosse, importante meccanismo di difesa che protegge dall’aspirazione accidentale di cibo;
- la mancanza di denti, che impedisce una corretta masticazione;
- una ridotta forza linguale, che rende più complessa la gestione dei cibi;
- una riduzione della sensibilità nel cavo orale e della faringe, che rende più difficile la gestione degli alimenti a livello orale e l’innesco deglutitorio.
Come capire quando un anziano ha difficoltà a deglutire?
Come riconoscere la disfagia? Quali sono i principali sintomi a cui i familiari e chi si prende cura di un anziano dovrebbero prestare attenzione?
“Tra i tipici segnali che possono essere indice di disfagia – spiega la dottoressa El Kouaissi – ci sono una tosse insistente, talvolta anche stizzosa, durante o dopo i pasti, e una voce gorgogliante dopo aver mangiato o bevuto. Anche l’atteggiamento nei confronti del cibo può essere sintomatico perché spesso chi soffre di questo disturbo tende a mangiare di meno a causa delle difficoltà a deglutire. Per la stessa ragione, anche una perdita di peso che non può essere attribuita ad altre cause deve essere approfondita, così come sudorazione, lacrimazione durante l’alimentazione o una leggera febbre che dovesse comparire dopo i pasti. Un altro campanello d’allarme sono le infezioni polmonari ricorrenti: se si presentano associate a tutti questi fattori potrebbero essere un indicatore di disfagia”.
In presenza di questi segnali, è quindi importante rivolgersi al medico per impostare il corretto iter diagnostico e terapeutico.

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Come trattare la disfagia nell’anziano?
A seconda delle cause scatenanti, il trattamento della disfagia può essere di tipo compensativo o restitutivo. “Il trattamento compensativo – spiega la logopedista – comprende tutte le strategie e i provvedimenti, come la modificazione delle consistenze dei cibi, l’adozione di posture che facilitano la deglutizione, una buona igiene orale, per aiutare la persona a mangiare e bere correttamente in sicurezza, riducendo i rischi di aspirazione. Questo approccio è utilizzato frequentemente perché non necessita di controllo volontario sull’atto deglutitorio e l’effetto è immediato. In caso di presbifagia primaria, dove le difficoltà sono legate a cambiamenti fisiologici dovuti all’avanzare dell’età, alcuni provvedimenti vengono adottati in autonomia (ad esempio, rifiutare cibi molto duri da masticare o bere l’acqua a piccoli sorsi).
L’approccio restitutivo, invece, viene combinato spesso a quello compensativo e si utilizza maggiormente se dietro la disfagia ci sono fattori di natura patologica, come un ictus che ha causato problemi di sensibilità e provocato un ritardo nella deglutizione: in questi casi, è possibile fare ricorso a stimolazioni sensoriali termiche, gustative o tattili oppure a esercizi per la motricità del distretto orofaringeo, utili per aumentare il tono, la forza e la coordinazione dei muscoli coinvolti nell’atto deglutitorio. Per questo intervento, inoltre, è necessaria la massima collaborazione del paziente, che dovrà svolgere in maniera autonoma e intensiva gli esercizi. La disfagia è un disturbo molto sfaccettato, quindi è compito del logopedista, la principale figura responsabile del suo trattamento, valutare le necessità e le risposte del paziente ed elaborare un piano terapeutico personalizzato per trattarlo efficacemente”.
L’importanza del lavoro di équipe
Insieme al logopedista, è essenziale il coinvolgimento di un’équipe di professionisti, ciascuno per il suo ambito di competenza.
“Il lavoro interdisciplinare – conferma la dottoressa El Kouaissi – è importante sia per comprendere la causa della disfagia e individuare gli obiettivi terapeutici sia per definire le strategie più efficaci e metterle in pratica. Dietisti e nutrizionisti entrano in campo per assicurare al paziente il corretto apporto di energia, nutrienti e acqua. I fisioterapisti, oltre ad aiutarlo ad assumere una posizione corretta durante i pasti, possono impostare una fisioterapia respiratoria che può essere utile, ad esempio, per migliorare la validità della tosse. Nelle residenze assistenziali per anziani è poi fondamentale la collaborazione degli OSS (Operatori Socio-Sanitari) e degli infermieri, che lavorando più a stretto contatto con i pazienti sono figure indispensabili, sia per cogliere i segnali di una disfagia sia per adottare le misure più efficaci per la sua gestione”.
Come aiutare l’anziano disfagico a mangiare e bere: i rimedi utili
Uno degli aspetti più importanti per aiutare un anziano con disfagia a mangiare e bere è adeguare l’alimentazione alle esigenze imposte da questa condizione. È fondamentale, in particolare, prediligere cibi della giusta consistenza, più semplici da deglutire. A questo si aggiungono le precauzioni che è importante conoscere per assistere correttamente il paziente disfagico durante i pasti. Scopriamo di più.
I cibi sconsigliati e le consistenze più adatte
“Non esiste una dieta disfagica adatta a tutti i pazienti – chiarisce la dottoressa El Kouaissi – perché a seconda delle esigenze e delle difficoltà della persona può essere necessario mangiare cibi tritati, liquidi o ridotti in crema. Tuttavia, pur nelle specificità di ogni singolo caso, ci sono alcuni cibi che, per le loro caratteristiche reologiche (ossia che riguardano la consistenza, l’adesività e l’omogeneità dell’alimento), risultano più complessi da deglutire perché richiedono molta forza, una buona coordinazione dei movimenti e un buon controllo cognitivo”.
In linea generale, gli alimenti sconsigliati per il paziente con disfagia sono:
- quelli di consistenza doppia, cioè non omogenea, composti da una parte liquida e una parte solida, o da una parte solida e una cremosa, per esempio la minestrina in brodo o la frutta di stagione molto succosa, come le arance;
- gli alimenti molto duri;
- i cibi appiccicosi;
- gli alimenti estremamente croccanti e friabili;
- gli alimenti filamentosi, come certi tipi di verdure o formaggi filanti come la mozzarella;
- i cibi stopposi, per esempio la carne molto asciutta;
- gli alimenti poco compatti, composti da diverse unità, come il riso cotto al vapore.
Oltre a prestare attenzione a scegliere gli alimenti più idonei, è anche possibile modificarne la consistenza, sempre sulla base delle necessità del paziente, frullandoli, centrifugandoli, omogeneizzandoli oppure utilizzando degli additivi. In particolare si può fare ricorso a:
- addensanti come farina, fecola, gomma di Xantano, gelatina in polvere o prodotti a base di amido di mais, da aggiungere ai liquidi per renderli più densi;
- diluenti, come acqua, brodo o latte, che permettono di ammorbidire i cibi molto duri;
- lubrificanti, come olio, besciamella, maionese, che fanno sì che il bolo, cioè il cibo masticato, risulti meno appiccicoso e facile da deglutire.
I suggerimenti per somministrare correttamente l’acqua
Una valutazione specifica deve essere fatta per i liquidi. “Capita spesso – spiega la dottoressa El Kouaissi – che l’acqua crei problemi a un paziente con presbifagia, perché non è viscosa, non ha attrito: per un anziano molto rallentato e con difficoltà di coordinazione, dunque, è complessa da gestire perché tende a scivolare giù per caduta gravitazionale e a finire facilmente di traverso. Alcune persone riescono a berla normalmente a piccoli sorsi, per altre, invece, può essere utile usare una cannuccia – ma solo in casi specifici perché richiede movimenti complessi e talvolta può complicare il controllo orale del bolo – per altre ancora è necessario ricorrere a un addensante, che però non è gradito a tutti perché modifica leggermente i sapori e la gradevolezza del gusto: nella scelta della strategia da adottare, quindi, è importantissimo soppesare rischi e benefici e tenere presenti le eventuali controindicazioni, per esempio il pericolo che il paziente si disidrati perché rifiuta di bere l’acqua addensata. In base al singolo caso specifico, in seguito a un’accurata anamnesi e valutazione, una possibilità potrebbe essere somministrare acqua addensata ai pasti in modo da evitare la doppia consistenza di cibi e liquidi, lasciando libero l’anziano di bere acqua non addensata lontano dai pasti, sempre in assenza di tosse stizzosa e altri fattori di rischio”.

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Gli accorgimenti da adottare per assistere l’anziano durante i pasti
Accanto alla scelta degli alimenti, anche le modalità di somministrazione del pasto rivestono un’importanza cruciale per minimizzare le possibili conseguenze negative della disfagia. Ecco alcuni suggerimenti della dottoressa El Kouaissi:
- far sedere la persona il più possibile in posizione eretta, con il capo leggermente chinato in avanti, perché questa postura favorisce la deglutizione.
- Alimentare l’anziano quando è ben sveglio, vigile e reattivo, in modo che possa concentrarsi più facilmente sul processo di masticazione e deglutizione ed eseguirlo correttamente.
- Somministrare i pasti in un ambiente tranquillo, silenzioso, privo di distrazioni che potrebbero ridurre il livello di attenzione: è utile spegnere la televisione e fare in modo che l’anziano non parli mentre mangia.
- Raccomandare alla persona di mangiare lentamente, mettendo in bocca il boccone successivo solo dopo aver finito di deglutire il precedente, e rispettare i suoi tempi senza forzarla a finire velocemente il pasto.
- Per imboccare un anziano che non è in grado di mangiare da solo, somministrare gli alimenti facendo arrivare il cucchiaio dal basso in modo che non sollevi il capo e assicurarsi che ogni boccone sia stato completamente deglutito prima di proseguire.
- A fine pasto, controllare che in bocca non siano rimasti residui di cibo: se ce ne sono, invitare la persona a mandarli giù oppure toglierli manualmente, per evitare che possano andare di traverso in un secondo momento.
- Provvedere a una corretta igiene orale, spazzolando bene i denti, le gengive, la lingua e pulendo accuratamente le dentiere con i prodotti appositi: questa accortezza contribuisce a prevenire la polmonite ab ingestis perché riduce la carica batterica dei cibi che dovessero venire inalati.
L’assistenza specializzata di Real Salus per gli anziani con disfagia
Come abbiamo visto, la disfagia è una condizione complessa che richiede un’assistenza specializzata e il coinvolgimento di diversi professionisti con specifiche competenze nella gestione di questa problematica.
La struttura San Petronio di Bologna rappresenta una risorsa preziosa per supportare un anziano disfagico e la sua famiglia, grazie a servizi mirati e a un team multidisciplinare composto da personale medico, infermieristico e socio-sanitario qualificato e costantemente aggiornato per poter offrire le migliori opportunità terapeutiche e soluzioni assistenziali.
Gli anziani che soffrono di questo disturbo possono usufruire di prestazioni sanitarie e assistenziali sia presso la struttura San Petronio, anche con un ricovero per brevi periodi, sia a domicilio grazie al servizio RSA Aperta, pensato per le persone che hanno l’esigenza di essere assistite direttamente a casa.
Nell’ottica di un potenziamento continuo dell’offerta per i propri ospiti si inserisce il corso che ha tenuto la dottoressa El Kouaissi rivolto a infermieri, OSS e fisioterapisti della struttura. “L’obiettivo – racconta la dottoressa – è stato quello di fornire suggerimenti utili per la gestione degli anziani con disfagia, dai sintomi a cui prestare attenzione per riconoscere questa problematica alle modalità più efficaci e sicure per la somministrazione dei pasti. Si tratta di accorgimenti molto semplici, che non richiedono un investimento particolare in termini di tempo e costi, ma che possono fare la differenza nella prevenzione delle complicanze della disfagia”. Come anticipato, inoltre, sempre con lo scopo di garantire un’assistenza completa e qualificata, la dottoressa El Kouaissi potrà essere coinvolta come consulente nella valutazione e nel trattamento degli ospiti con problemi di disfagia attraverso percorsi mirati.
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