La depressione è un’alterazione dell’umore che comporta stati d’animo di profondo disagio, tristezza e solitudine, accompagnati da un sentimento di sfiducia nel futuro. Si tratta di una patologia sempre più diffusa: in Italia, infatti, si stima che siano oltre 2,8 milioni gli individui che ne soffrono, secondo i dati più recenti di ISTAT, riferiti al periodo 2015-2017.
Quando questa condizione riguarda la terza età si parla di depressione senile. Negli anziani, oltre ai sintomi tipici di questa malattia – che vedremo meglio fra poco – sono frequenti anche manifestazioni di tipo somatico come affaticamento, dolori enfatizzati e disturbi alimentari. Se la depressione si manifesta insieme al decadimento cognitivo, inoltre, si parla di pseudodemenza depressiva.
Per questi motivi, trattandosi di un quadro clinico complesso, la depressione negli anziani richiede il supporto di un medico e la massima attenzione da parte dei familiari e dell’eventuale struttura – casa di riposo o RSA – in cui l’anziano risiede.
In questo articolo approfondiremo le cause e i sintomi di questa problematica nella terza età per comprendere come riconoscerla e in che modo intervenire per aiutare il proprio caro.
Cos’è la depressione senile
La depressione senile è un disturbo dell’umore che può colpire le persone anziane. Si tratta di una condizione molto diffusa a questa età, ma spesso sottovalutata, perché difficile da diagnosticare.
In particolare, secondo i dati della sorveglianza Passi d’Argento, i sintomi depressivi diventano più frequenti:
- con l’avanzare dell’età (raggiungono il 22% nella popolazione over 85)
- nella popolazione femminile
- fra le classi economiche svantaggiate;
- tra coloro che hanno una bassa istruzione;
- nelle persone che vivono sole e in quelle affette da patologie croniche.
Sempre secondo Passi d’Argento – in relazione al periodo 2017-2020 – si stima che 13 ultra 65enni su 100 soffrano di sintomi depressivi e che sentano compromesso il proprio benessere mentale per una media di 19 giorni, in riferimento al mese precedente l’intervista.
Depressione negli anziani: quali sono le cause?
Le cause della depressione negli anziani non sempre hanno a che fare con una predisposizione genetica, ma un episodio pregresso costituisce un fattore di rischio che va monitorato. Sono più frequenti, invece, le ragioni legate alla sfera biologica o psico-sociale dell’anziano, ovvero ai cambiamenti che porta la terza età.
Fatte queste premesse, i principali fattori scatenanti possono essere:
- un problema di disabilità invalidante e persistente;
- una riduzione dei contatti sociali/familiari e l’isolamento;
- eventi stressanti che turbano la routine (ad esempio un licenziamento o il pensionamento);
- condizioni di povertà;
- mancata autosufficienza dovuta a problemi economici o fisici;
- un lutto grave, come la perdita del coniuge;
- un dolore fisico cronico e incontrollabile;
- uno stato depressivo di cui la persona ha già sofferto e che riaffiora;
- la coesistenza di più patologie (comorbidità).
La maggior parte delle volte, quindi, le cause hanno a che fare con una perdita (di autonomia, mobilità, abitudini, affetti e relazioni), vissuta come evento negativo da parte dell’anziano, che lo predispone a sviluppare questa problematica.
La depressione senile, tuttavia, può essere anche diretta conseguenza di una terapia farmacologica, resa necessaria da una pregressa patologia medica, che può avere ripercussioni negative sull’umore del paziente.
Depressione senile: quali sono i sintomi?
Dopo aver visto cos’è e da cosa è provocata la depressione nell’anziano, cerchiamo di capire meglio come si manifesta e quali sono i segnali a cui prestare attenzione.
Questa patologia comprende, innanzitutto, sintomi caratteristici della depressione, ad esempio:
- apatia;
- angoscia;
- tristezza cronica;
- isolamento sociale;
- senso di inutilità;
- perdita di interessi e vitalità.
A questi si aggiungono alcune peculiarità che non riguardano solo l’umore e le relazioni, ma che investono la sfera somatica del paziente. È frequente, infatti, che un anziano depresso accentui dolori esistenti e malesseri diffusi (ad esempio a ossa, schiena, addome e gambe) o che enfatizzi problemi di natura fisica già presenti. In altre parole, i sintomi veri e propri della depressione vengono “mascherati” dietro a disturbi fisici, che, in realtà, nascondono una sofferenza di tipo psichico.
Per contrastare efficacemente la depressione senile è quindi fondamentale, prima di tutto, accettarla e riconoscerla come malattia, senza liquidare i sintomi come “capricci” o trascurabili debolezze legate alla vecchiaia. È importante, dunque, che familiari e caregiver monitorino costantemente il proprio caro per intercettare eventuali segnali tipici della depressione, ma anche possibili sintomi somatici e deficit della memoria e dell’attenzione (che, come vedremo, sono legati al concetto di pseudodemenza depressiva).
Fra i sintomi della depressione senile, inoltre, non va trascurato il pensiero suicida, che rappresenta un rischio molto elevato nella terza età, specialmente per gli over 85: un motivo in più per non trascurare i primi campanelli d’allarme e tutti gli indizi che possono evidenziare un disagio da parte dell’anziano.
Pseudodemenza depressiva: di cosa si tratta
In diversi casi, la depressione senile si manifesta insieme a un lieve deficit cognitivo, della memoria o dell’attenzione: l’anziano tende ad accusare frequenti dimenticanze o ad avere ripetuti cali di concentrazione che portano alla difficoltà di concludere compiti semplici, come la lettura di un giornale o una partita a carte.
In questi casi si parla di pseudodemenza depressiva, un problema cognitivo i cui sintomi sono del tutto simili a quelli della demenza, e che comprendono stati confusionali e gravi deficit di memoria e nelle funzioni esecutive.
Tuttavia, a differenza della demenza – dove il deficit peggiora progressivamente e in modo irreversibile – nella pseudodemenza depressiva la comparsa dei sintomi è improvvisa e più rapida; inoltre, nei soggetti curati in modo corretto, i disturbi cognitivi connessi alla depressione migliorano di pari passo con l’umore, e possono persino sparire. Diversamente, se il disturbo cognitivo non è legato a depressione, i trattamenti psicoterapici risulteranno insufficienti.
Distinguere tra demenza e pseudodemenza non è semplice, ma una diagnosi corretta – che va affidata a un professionista specializzato in psicogeriatria – è imprescindibile per il benessere psicofisico del proprio caro.
Depressione negli anziani: come comportarsi
Stare accanto a un anziano malato di depressione non è facile. Il compito principale di familiari e caregiver è sostenere, ascoltare e accudire il proprio caro, cercando un dialogo con lui e rispettando i suoi tempi con pazienza e affetto.
Tuttavia, per curare la depressione è fondamentale chiedere aiuto a uno specialista, che, a seconda della gravità del caso, suggerirà il trattamento farmacologico e il percorso di psicoterapia più adeguati.
Quando una persona anziana manifesta frequenti sbalzi d’umore, una crescente tristezza e altri episodi riconducibili alla depressione – come quelli che abbiamo precedentemente citato – è quindi opportuno rivolgersi al proprio medico curante. Quest’ultimo, infatti, può valutare i sintomi, capire se definiscono o meno un quadro depressivo e fornire indicazioni adeguate, ad esempio suggerire modifiche allo stile di vita del paziente e consigliare una visita specialistica.
Tra le strategie utilizzate nel trattamento della depressione negli anziani, merita una menzione la Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC), soprattutto quando il quadro depressivo è lieve o moderato. La TCC è flessibile e si adatta al paziente e alle problematiche riscontrate: dopo una prima fase di valutazione e di approfondimento della condizione del paziente, prevede un incontro inaugurale di psico-educazione e prosegue con l’individuazione dei pensieri negativi che originano la “spirale discendente” tipica della depressione: l’obiettivo è metterli in discussione e sostituirli con pensieri alternativi.
Oltre a queste tecniche di tipo cognitivo, nella terza età sono fondamentali le tecniche comportamentali, esercizi e compiti graduali che modificano il comportamento dell’anziano determinando un cambiamento positivo a livello cognitivo ed emotivo. Nei casi di sintomatologia più severa, alla TCC si affianca una terapia farmacologica.
Integratori e farmaci per curare la depressione negli anziani
I farmaci antidepressivi sono utilizzati per curare i sintomi legati alla depressione: agiscono aumentando il livello dei neurotrasmettitori nel cervello, dunque possono migliorare l’umore e regolare le emozioni.
I più diffusi sono quelli che agiscono sulla ricaptazione (assorbimento) della serotonina – il cosiddetto “ormone della felicità” – aumentandone la disponibilità, e i farmaci stabilizzatori dell’umore. Meno utilizzati, invece, gli antidepressivi triciclici, a causa dei maggiori effetti collaterali che hanno sugli anziani.
Spesso, i farmaci sono utilizzati in combinazione con terapie mediche specialistiche o percorsi di psicoterapia. Qualsiasi farmaco, in ogni caso, va assunto sempre sotto prescrizione medica.
Possibili rimedi naturali contro la depressione senile
Se la depressione non ha raggiunto una fase acuta, per la quale, in genere, può essere necessaria una terapia farmacologica, è possibile ricorrere ad alcuni rimedi naturali, spesso consigliati all’interno di un percorso di psicoterapia.
Il primo di essi è seguire un’alimentazione corretta ed equilibrata, poiché un regime nutrizionale sano riveste un importante valore terapeutico contro la depressione (oltre a tutti gli altri benefici sulla salute). I cibi più adatti per contrastare questo disturbo sono quelli ricchi di vitamine del gruppo B (in particolare B1, B3 e B6), in quanto contribuiscono al corretto funzionamento delle cellule nervose.
Un ulteriore strumento per contrastare la depressione senile è la fitoterapia, la scienza che studia e utilizza piante ed estratti vegetali con effetti curativi. In particolare, fra tutte le essenze medicinali conosciute, l’iperico (Hypericum perforatum) vanta proprietà antidepressive e antivirali, ed è molto utilizzata per contrastare la depressione lieve, con effetti paragonabili ad alcuni farmaci antidepressivi. Si tratta, in ogni caso, di un prodotto che va utilizzato solo dopo averne parlato con il proprio medico, e secondo un rigoroso dosaggio, per la presenza di alcuni possibili effetti collaterali.
Infine, anche tisane e decotti a base di valeriana, passiflora, camomilla, tiglio, menta piperita e sambuco possono contribuire a migliorare l’umore, alleggerendo i sintomi più lievi dello stato depressivo.
Real Salus: un luogo che mette al centro la salute psicofisica dell’anziano
Come abbiamo visto, è importante prestare attenzione ai sintomi della depressione senile, sia che l’anziano si trovi a casa sia che risieda in una RSA o casa di risposo. In Real Salus, ad esempio, società che gestisce diverse strutture dedicate alla terza età a Bologna e provincia, gli anziani sono seguiti costantemente.
Ogni giorno, inoltre, vengono stimolati a livello cognitivo e motorio, in base alle loro possibilità e preferenze, con numerose attività ricreative come:
- lettura di quotidiani, giornali e libri;
- giochi di carte e di società;
- proiezione di film;
- laboratori di cucina;
- attività manuali;
- ginnastica dolce e di gruppo, eseguita con il supporto di terapisti esperti.
La routine così costituita permette all’ospite di essere quotidianamente motivato, in un ambiente confortevole e familiare, tutti fattori che contribuiscono al suo benessere psicofisico e che possono allontanare lo spettro della depressione.
Inoltre, il personale è sempre presente e attento alle condizioni fisiche e psicologiche dell’anziano, ed è in grado di intervenire subito qualora si manifestino sintomi riconducibili alla depressione, che saranno poi valutati dai medici, presenti in struttura 24 ore su 24. I familiari, naturalmente, sono costantemente aggiornati sulle condizioni del proprio caro, il suo stato di salute ed eventuali cambiamenti alle terapie prescritte.
Nell’ottica di proteggere l’anziano e assicurargli il giusto benessere psicofisico, è stato sviluppato anche il servizio RSA Aperta, qualora la persona avesse necessità di un supporto professionale direttamente a casa propria, senza trasferirsi in una struttura. Anche in questo caso sono garantite attività di tipo socio-educativo e interventi di supporto cognitivo indispensabili per prevenire o intercettare l’insorgere dei primi sintomi depressivi.