La solitudine degli anziani e l’isolamento sociale nella terza età: come e quando intervenire

La solitudine negli anziani è una condizione potenzialmente problematica nella terza età perché può compromettere la salute e il benessere psicofisico delle persone più di quanto ci si aspetti, aumentando il rischio di sviluppare forme depressive e altre patologie. Per questo motivo vanno riconosciuti per tempo i primi segnali d’allarme e ridotti i fattori oggettivi che contribuiscono a isolare gli anziani, anche, e soprattutto, quelli autosufficienti.

Intervenire tempestivamente per riattivare le relazioni spente con familiari e amici e favorire gli incontri di socializzazione è la strategia corretta per ridurre il senso di solitudine. Allo stesso tempo, agire sull’isolamento rappresenta anche un’importante funzione di prevenzione nei confronti di alcune malattie che colpiscono, in particolare, durante la terza età, come vedremo meglio in questo articolo.

La solitudine degli anziani: quando l’isolamento diventa un problema

Secondo il rapporto ISTAT 2018 solo il 25,6% delle persone che hanno più di 75 anni dichiara di poter contare su una rete variegata di relazioni (parenti, amici e vicini). La mancanza di relazioni si trasforma in isolamento per gli anziani che vivono soli, i quali trascorrono il 70% della propria giornata senza alcuna compagnia (ossia per più di 10 ore al giorno) e che interagiscono con altre persone solo per quattro ore, soprattutto con familiari non coabitanti (65,1%), amici (31%) e vicini (3,9%).

Non sempre chi vive da solo soffre di solitudine, però: molti anziani autosufficienti, infatti, mantengono hobby, interessi e una rete attiva di relazioni familiari e amicizie che permette loro di vivere con serenità questa condizione. Quando ciò non accade, invece, lo spettro della solitudine è dietro l’angolo e la persistenza di questa situazione può accelerare il decadimento cognitivo, favorire l’insorgere di un disturbo depressivo o aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, il diabete e l’ipertensione arteriosa.

Tra i fattori che possono aumentare il senso di solitudine provato dagli anziani ci sono:

  • la perdita di un ruolo sociale ricco di gratificazioni e relazioni, in seguito, ad esempio, al pensionamento; 
  • i malesseri fisici legati all’età, con una conseguente riduzione delle occasioni di incontro con altre persone;
  • la diminuzione dei contatti con familiari e amici;
  • la malattia (o la perdita) del coniuge.

Sono molti gli anziani che affermano di sentirsi più soli in estate quando i familiari, spesso, vanno in vacanza e questo può, inconsapevolmente, aumentare il senso di tristezza e di abbandono provato. La solitudine estiva, dunque, diventa un ulteriore fattore critico da tenere in considerazione: la soluzione, in questi casi, può essere affidarsi a strutture per anziani che accolgano ospiti anche per un breve periodo, oppure avvalersi di un servizio di RSA Aperta, ad esempio.

L’importanza delle relazioni per combattere la solitudine

La solitudine, in particolare, può essere:

  • reale, quando l’anziano abita da solo, solitamente in periferia, in campagna o, comunque, lontano dal centro del paese dove risiede e dalle occasioni di incontro e socialità; 
  • percepita, se l’anziano ha smarrito gli affetti e i consueti punti di riferimento relazionali e vede disattese le proprie aspettative, soprattutto in riferimento alle relazioni familiari. 

In entrambi i casi, si tratta di una condizione di grande disagio emotivo e può condurre progressivamente all’emarginazione della persona, con effetti sul benessere mentale, che possono essere anche più gravi di una malattia. In genere, la solitudine non ha a che fare con la quantità delle relazioni in essere, ma con la qualità delle stesse. A un anziano, infatti, non occorre un gran numero di parenti, amici e conoscenti per sentirsi meno solo, ma una rete di rapporti soddisfacenti dal punto di vista dell’ascolto, della condivisione, del supporto e dell’affetto reciproco.

La solitudine degli anziani e la depressione: un legame articolato da non sottovalutare

La solitudine può essere passeggera e non lasciare strascichi oppure può cristallizzarsi e peggiorare, sfociando in fobia sociale, apatia, isolamento, depressione e scatenare comportamenti anomali quali paura e aggressività, come si legge in uno studio citato da Fondazione Veronesi

Nello specifico, il rapporto fra solitudine e depressione è molto complesso, innanzitutto perché, come abbiamo detto, la prima può essere percepita e non strettamente correlata all’isolamento sociale; una condizione, quindi, di difficile lettura e di ancor più ardua correlazione con gli stati depressivi conclamati. In più, la solitudine può essere causa della depressione, ma vale anche il contrario la depressione stessa, quindi, può portare alla solitudine a conferma di quanto questo rapporto sia stretto e articolato. 

Premesso questo, la solitudine gioca un ruolo centrale nel valutare la depressione e le sue conseguenze: è infatti una condizione che può provocare non solo forme depressive, come riporta anche uno studio condotto dall’University College di Londra e pubblicato nel 2020, ma inoltre determinare, come anticipato, un declino cognitivo. Se trascurata, poi, rappresenta un fattore di rischio per la demenza senile e l’Alzheimer, come spiega una ricerca riportata sempre da Fondazione Veronesi

Per questo un puntuale intervento, volto a favorire le attività di socializzazione e le relazioni, avrà il duplice risultato di combattere la solitudine dell’anziano e contenere il rischio che la persona acceleri il decadimento cognitivo legato all’avanzare dell’età.

come combattere la solitudine degli anziani

Come combattere la solitudine degli anziani: strategie e suggerimenti per rompere la sensazione di isolamento

Le attività che i parenti, i caregiver familiari e quelli professionali possono mettere in campo per combattere la solitudine degli anziani sono molteplici. Si tratta, principalmente, di piccoli gesti e rituali che possono spezzare la routine quotidiana e rompere la sensazione di isolamento. Vediamo alcuni suggerimenti:

  • fare spesso visita al proprio caro e svolgere insieme le attività domestiche (riordinare la casa, fare la spesa, cucinare);
  • condividere hobby e interessi, compatibilmente con le possibilità e le preferenze della persona: giardinaggio, lettura, arte e cucina sono ottimi passatempi per tenersi impegnati dal punto di vista mentale e fisico;
  • invitare l’anziano a casa propria per farlo sentire parte importante della famiglia, coinvolto negli affetti e nella vita di figli e nipoti;
  • coinvolgere la persona in iniziative di tipo ludico, ricreativo e culturale, come visitare insieme una mostra, andare al cinema, passeggiare, accompagnarla a fare la spesa, a un appuntamento;
  • sollecitare l’anziano affinché frequenti circoli ricreativi, club, associazioni o Università della terza età (percorsi formativi pensati per studenti over 50, con la finalità di allenare la mente e consentire la piena realizzazione delle persone);
  • invitarlo a rafforzare i rapporti di amicizia con i vicini di casa: questo aspetto contribuirà ad aumentare il senso di sicurezza, oltre che alleviare la solitudine.

Anche prendersi cura di un animale domestico può ridurre il senso di isolamento: i cani e i gatti in particolare, oltre a garantire compagnia, richiedono un impegno quotidiano che comporta una regolare attività fisica e che aiuta l’anziano a sentirsi utile. Il fulcro della Pet Therapy, infatti, è proprio il senso di responsabilità e accudimento che si instaura con l’animale, insieme al sentimento di affetto genuino che si sviluppa, due leve determinanti per infondere nell’anziano vitalità e buon umore.

Tutte queste buone pratiche non possono prescindere da una condizione fondamentale: l’ascolto. È indispensabile, infatti, che la persona si senta realmente coinvolta nella relazione, rispettata e compresa come individuo. 

Come aiutare gli anziani soli: il ruolo sociale di case di riposo e RSA

Stimoli, attività e qualità delle relazioni: sono questi i tre pilastri della strategia per contenere le possibilità che la solitudine peggiori il benessere psicofisico dell’anziano.

Come abbiamo visto, per evitare l’isolamento, è molto importante assicurare una rete sociale in grado di lenire il senso di solitudine della persona. Tuttavia, sappiamo anche che questo tipo di supporto non è sempre possibile da parte dei familiari, perché possono abitare lontano oppure non avere, purtroppo, tempo a sufficienza da dedicare ai propri cari, per ragioni di lavoro o altri impedimenti. 

Un aiuto importante, da questo punto di vista, può provenire dalle strutture per anziani che, attraverso i loro servizi, stimolano le relazioni e la socialità, organizzando attività ricreative, ludiche e culturali specifiche.

Le strutture Real Salus: una comunità dove creare nuove relazioni e combattere la solitudine 

La società Real Salus gestisce diverse tipologie di strutture per la terza età, quali case di riposo e case residenza per anziani (RSA), a Bologna e provincia. Si tratta di ambienti familiari finalizzati a garantire il benessere psicofisico a 360° degli ospiti, luoghi confortevoli e sicuri dove vivere con serenità e nel pieno rispetto delle proprie condizioni di salute. Una vera e propria comunità, dunque, dove coltivare nuove relazioni e combattere, in questo modo, il senso di solitudine. 

Uno dei principali obiettivi di Real Salus, grazie anche alla collaborazione di animatori professionali, è rendere la quotidianità piacevole e ricca di stimoli attraverso un articolato programma di attività individuali e collettive quali, ad esempio:

  • Giochi di memoria e giochi da tavolo, piacevoli passatempi per stringere nuove amicizie, allenare la memoria, rinforzare le abilità cognitive. 
  • Lettura di libri, giornali, riviste e notizie, che tengono l’anziano in contatto con la realtà e stimolano il pensiero, la discussione e la creatività.
  • Attività musicali.
  • Ginnastica di gruppo, ginnastica dolce e altre attività fisiche soft, indispensabili per mantenersi in forma.
  • Gite organizzate a tema culturale e gastronomico.
  • Laboratori di cucina e laboratori artigianali.
  • Attività all’aperto come giardinaggio e orticoltura.
  • Tangoterapia, dove si usa la musica per riconnettersi con il proprio corpo e relazionarsi agli altri;
  • Pet Therapy.

Grazie al lavoro degli animatori, che operano con il supporto degli OSS, viene stilato un programma settimanale che coinvolge gli ospiti e li aiuta ad allontanare lo spettro della solitudine. 

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