La perdita di memoria negli anziani: cause e rimedi

La perdita della memoria è un disturbo, spesso passeggero, che determina l’incapacità di ricordare date, eventi e impegni o che rallenta la facoltà di riportare alla mente esperienze o fatti passati. Si tratta di un deficit frequentemente associato alla terza età, ma che può riguardare, con diversi livelli di gravità, anche persone sottoposte a forte stress, traumi, incidenti, oppure colpite da gravi malattie o intossicazioni.

In questo articolo ci occuperemo della perdita della memoria negli anziani, un problema che dopo i 65 anni non va sottovalutato perché potrebbe essere il segnale di una patologia più severa, come il disturbo cognitivo lieve o la demenza.

Perdita di memoria negli anziani: come si manifesta

Dimenticare dove sono state riposte le chiavi della macchina, scordarsi di un impegno o di un appuntamento sono, in genere, imprevisti comuni e occasionali, che non impediscono il regolare svolgimento delle attività quotidiane e che non pregiudicano la qualità della vita. Si tratta di piccoli episodi di perdita di memoria che, nella maggior parte dei casi, non devono destare preoccupazioni e che tendono a essere correlati all’avanzare dell’età.

Tuttavia, quando le difficoltà di memoria diventano frequenti e persistenti è consigliato rivolgersi a un medico per accertarne le cause. Questa condizione, infatti, potrebbe essere spia di patologie più invalidanti, come il disturbo cognitivo lieve o, nei casi più gravi, demenza o Alzheimer.

I segnali che devono preoccupare travalicano le dimenticanze trascurabili e i lapsus di memoria e hanno invece a che fare con la sfera comportamentale ed emotiva. È bene fare attenzione, ad esempio, a:

  • crescenti difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane;
  • problemi a riconoscere persone o luoghi familiari;
  • impossibilità a concentrarsi, esprimere giudizi, terminare discorsi (perché si dimentica di cosa si stava parlando);
  • sbalzi d’umore improvvisi.

La perdita della memoria negli anziani può essere un episodio transitorio, una condizione stabile o progressiva. A seconda della causa che l’ha generata, il recupero di questa facoltà intellettiva sarà totale, parziale o nullo: per questo motivo, in presenza di deficit mnemonici che destano preoccupazione, è determinante accertare subito le cause con l’aiuto di un professionista.

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Come viene classificata la memoria

La memoria è una delle facoltà più evolute dell’essere umano e, per funzionare correttamente, occorre che l’intero processo di raccolta, archiviazione e recupero delle informazioni si svolga nel modo giusto.

Prima di scoprire quali possono essere le cause dei problemi mnemonici negli anziani, vediamo come viene classificata la memoria.

Il metodo più diffuso per catalogare la memoria si basa sul grado di ritenzione di un ricordo. Avremo quindi:

  • La memoria sensoriale, legata ai sensi di udito, olfatto, tatto e vista: in questo primo stadio le informazioni sono memorizzate per brevissimo tempo (1-4 secondi).
  • La memoria a breve termine (codificata come MBT), che trattiene per pochi secondi (20-30) un numero limitato di informazioni (dette span), di cui la persona ha bisogno subito.
  • La memoria a lungo termine (MLT), ovvero l’archivio che conserva ricordi e informazioni del passato, superando il momento contingente. Questa, a sua volta, può essere distinta in dichiarativa, se riguarda le conoscenze esprimibili verbalmente, e procedurale, quando ha a che fare con un’azione.

Il processo di acquisizione e salvataggio delle informazioni coinvolge diverse parti del cervello (ippocampo, amigdala, lobi frontali e corteccia cerebrale), la cui corretta correlazione permette alla memoria di funzionare e recuperare i ricordi più lontani nel tempo.

Le cause della perdita di memoria negli anziani

Le cause della perdita di memoria nella terza età possono essere:

  • il naturale processo di invecchiamento;
  • una condizione di stress;
  • un deficit cognitivo lieve;
  • la demenza e l’Alzheimer;
  • la depressione (detta, in questo caso, anche “pseudodemenza”);
  • traumi (incidenti, arresto cardiaco), ferite alla testa e attacchi epilettici;
  • tumori al cervello e chemioterapia;
  • ictus e ischemie;
  • carenze nutrizionali (in particolare del gruppo vitaminico B);
  • l’insonnia;
  • un’intossicazione da alcol, droghe, sostanze velenose e farmaci.

È bene sapere che alcune condizioni che possono influire sui deficit mnemonici come la depressione, l’insonnia e le carenze nutrizionali (situazioni spesso presenti negli anziani) possono essere mitigate, e persino risolte, mantenendo uno stile di vita corretto, che preveda anche un regime alimentare sano, vario ed equilibrato.

Perdita di memoria come sintomo di demenza o Alzheimer

Come anticipato, purtroppo, in certi casi i problemi mnemonici possono essere la spia di malattie come la demenza e l’Alzheimer. In queste situazioni le criticità legate alla memoria diventano invalidanti e si manifestano attraverso difficoltà a svolgere le attività quotidiane, stati confusionali, ma anche problematiche di linguaggio.

L’Alzheimer, in particolare, secondo le stime dell’ISS riguarda il 5% degli over 60 (circa 500.000 persone). La patologia provoca una grave alterazione delle capacità cognitive, avviando un processo degenerativo irreversibile che porta il paziente ad avere bisogno di cure quotidiane e assistenza 24 ore su 24.

Non riuscire a riportare alla mente informazioni acquisite di recente è spesso uno dei primi segnali della malattia. Con il suo progredire, però, i sintomi diventano sempre più gravi, comportando cambiamenti nel comportamento, difficoltà nel parlare, una sempre maggiore confusione e perdita di memoria.

Gli anziani che soffrono di decadimento cognitivo lieve, invece (condizione a metà strada tra il naturale invecchiamento e l’insorgere di demenza) solitamente registrano problemi di memoria a breve termine una conversazione recente, il nome di una persona appena incontrata, un nuovo appuntamento ma ricordano bene date ed eventi del passato.

Perdita di memoria, quali rimedi per gli anziani

Nel caso ci si accorga che i deficit mnemonici del proprio caro diventano frequenti occorre fissare un appuntamento con il medico per risalire alla causa. Solo così, infatti, è possibile individuare il trattamento più adeguato per risolvere il problema o per gestirlo al meglio.

L’intervento del medico comincia con l’anamnesi del paziente e prosegue con l’esame obiettivo, neurologico e dello stato mentale. Si tratta di una visita in cui può essere di grande aiuto la presenza di un familiare o caregiver, perché l’anziano potrebbe non ricordare alcuni episodi della propria quotidianità o non riuscire a descrivere con precisione i sintomi che lo hanno allarmato.

Se la perdita di memoria è determinata dall’uso di un farmaco, ad esempio, il deficit potrà essere eliminato modificando la terapia. Nei casi in cui le dimenticanze siano invece imputabili a problemi di insonnia, abuso di alcol, tabacco, oppure a cattive abitudini alimentari, adottare uno stile di vita più sano potrà favorire la riduzione di questi episodi. Infine, se il medico sospetta una demenza o trova anomalie durante l’esame neurologico, disporrà una RMI (Risonanza Magnetica per Immagini) o una TC (Tomografia Computerizzata) per verificare la presenza di altre patologie.

L’importanza del supporto dei familiari

I familiari e il caregiver che convivono con un anziano affetto da perdita di memoria sia essa fisiologica, transitoria o sintomo di un decadimento cognitivo lieve o di una demenza potranno essere d’aiuto in vari modi, ad esempio annotando dettagli importanti legati alla sua quotidianità, come i farmaci da assumere, le scadenze burocratiche (pensione, bollette, eccetera), i numeri di telefono utili e così via.

Sarà altresì importante allenare la memoria dell’anziano coinvolgendolo con giochi da tavolo e mostrandogli album familiari e fotografie.

Il sostegno da parte di parenti e caregiver diventa via via indispensabile in caso di demenza o Alzheimer con il progredire della malattia. In casi come questi può essere utile richiedere il supporto di una struttura attrezzata ad accogliere persone con queste problematiche.

Gli esercizi per allenare la memoria negli anziani

Il cervello è un organo che, per restare in forma, deve essere allenato ogni giorno: esistono numerosi accorgimenti che permettono di preservare il più a lungo possibile il corretto funzionamento della memoria e di ritardare il suo decadimento. Eccone alcuni:

  • Dedicarsi alla lettura di giornali, riviste e libri.
  • Praticare giochi da tavolo in compagnia.
  • Partecipare ad attività ricreative specifiche per la terza età, come giochi di memoria e di parole, laboratori creativi, attività musicali.
  • Allenare i cinque sensi fornendo input a vista, gusto, udito, olfatto e tatto per mantenere vivi i ricordi: fare la doccia a occhi chiusi, ad esempio, stimola le sensazioni tattili, l’olfatto e l’udito; riconoscere un oggetto senza guardarlo – quindi solo con la manipolazione ed, eventualmente, gli altri sensi attiva processi diversi da quelli della vista.
  • Scrivere un diario, elenchi di parole o di attività svolte.
  • Modificare i percorsi abituali seguiti per andare a fare la spesa, recarsi in posta, al bar, eccetera.

Integratori alimentari e farmaci per la memoria

Praticare esercizio fisico, coltivare buone relazioni interpersonali, mantenere un sonno regolare e un’alimentazione corretta ed equilibrata rappresentano buone abitudini per rallentare il deterioramento della memoria.

Sotto consiglio medico, si potrebbe inoltre prendere in considerazione il supporto di integratori alimentari, a base di vitamine e minerali, e di farmaci. Ad oggi, tuttavia, non esistono evidenze scientifiche sull’efficacia di questi prodotti rispetto a un concreto e duraturo miglioramento della memoria e delle capacità cognitive in generale. I farmaci, in particolare, sono dispositivi utilizzati per rallentare il progredire del decadimento cognitivo o della demenza e alleviarne i sintomi.

Per quanto riguarda gli integratori alimentari, questi stimolano le funzioni cognitive e possono essere assimilati (sempre su suggerimento medico) per contrastare la perdita di memoria quando è correlata a una dieta scorretta o carente di vitamine del gruppo B. Un altro potenziale aiuto può essere l’assunzione di vitamine A, C, E e di Omega-3 e Omega-6, inseriti in una dieta corretta ed equilibrata.

Contribuiscono al benessere del sistema nervoso e al supporto delle funzioni cognitive anche sostanze come magnesio, zinco e ferro, che possono essere assunte per integrare un’alimentazione insufficiente di sali minerali.

Il sostegno che può garantire una casa di riposo o RSA in caso di perdita di memoria negli anziani

Avere la possibilità di svolgere quotidianamente attività utili a mantenere la mente in salute è molto importante, sia che la persona si trovi a casa propria sia che sia in una casa di riposo o RSA.

A Real Salus, realtà che gestisce diverse strutture per la terza età a Bologna e provincia, il benessere psicofisico dell’anziano è sempre al primo posto. Gli ospiti ricevono infatti ogni giorno stimoli di tipo creativo, sociale e culturale, e vengono coinvolti in numerose attività ludico ricreative – nel rispetto delle propensioni di ognuno – che permettono loro di impiegare il tempo in modo costruttivo: dai laboratori di cucina alla ginnastica, dalla lettura di quotidiani ai giochi di squadra, l’anziano non si annoia mai. Per chi invece avesse bisogno di assistenza per un familiare con Alzheimer o patologie legate al decadimento cognitivo, Real Salus mette a disposizione un Nucleo Alzheimer, appositamente sviluppato per fornire l’assistenza e la riabilitazione necessaria agli anziani con queste problematiche, nonché stimoli relazionali e di socializzazione adatti. Contattaci per maggiori informazioni sulla struttura e sui servizi offerti.

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