La pressione arteriosa è un importante indicatore della salute cardiovascolare, specialmente negli anziani. Ma quali sono i valori giusti per mantenere un buon equilibrio da questo punto di vista? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Alessandra Astolfi, infermiera Responsabile delle Attività Sanitarie in San Petronio, casa di riposo e casa residenza per anziani di Bologna appartenente alla società Real Salus, che insieme al dottor Vincenzo Spinelli si occupa della gestione di questo aspetto nella cura degli ospiti della struttura.
In questo articolo scopriremo come monitorare la pressione arteriosa degli anziani, come mantenerla nei limiti corretti, e quali sono i possibili rischi di una pressione troppo alta o troppo bassa.
Che cos’è la pressione arteriosa e perché è importante controllarla?
La pressione arteriosa – indicata spesso con l’acronimo PA – è la forza applicata dal flusso sanguigno sulle pareti vascolari. Sebbene sia un valore da tenere sotto controllo a qualsiasi età, negli anziani assume una rilevanza ancora maggiore: “È importante monitorarla perché una condizione di ipertensione può comportare un danno dell’endotelio vascolare – lo strato di cellule che riveste l’interno dei vasi sanguigni – con conseguente insorgenza di aterosclerosi, mentre l’ipotensione può determinare lipotimie (note anche come ‘pre-sincopi’, sono una situazione in cui la persona avverte un’imminente perdita di conoscenza) e cadute”, spiega la dottoressa Astolfi.
L’aterosclerosi è causata da un trauma ripetuto alle pareti arteriose che può essere dovuto a diversi fattori fra i quali, appunto, l’ipertensione. Tra gli altri elementi in grado di incidere in tal senso ci sono fumo di tabacco, diabete ed elevati livelli di colesterolo nel sangue. “L’occlusione di un vaso sanguigno causata dall’aterosclerosi rappresenta una causa frequente di infarto e ictus”, aggiunge l’infermiera.
Per garantire un buon controllo della pressione negli anziani è quindi importante monitorarla regolarmente, seguendo le indicazioni del proprio medico curante e, se necessario, apportando modifiche allo stile di vita o assumendo farmaci specifici.
Come cambia la pressione con l’avanzare dell’età e a cosa sono dovuti questi cambiamenti
“Dopo i 60 anni – continua l’intervistata – la pressione arteriosa tende ad aumentare a causa di una minore elasticità delle pareti vascolari. L’avanzare dell’età, infatti, comporta una serie di cambiamenti a livello cardiovascolare, come un leggero aumento delle dimensioni del cuore, che sviluppa pareti più spesse e camere lievemente più ampie. Con il passare degli anni, le pareti più spesse diventano anche più rigide, fattore che comporta una riduzione della quantità di sangue contenuta nelle camere prima dell’azione dei ventricoli, le parti del cuore che si contraggono e che immettono il sangue nel sistema circolatorio per garantire l’ossigenazione di organi e tessuti. Talvolta, specialmente nei soggetti anziani che soffrono già di problematiche come ipertensione, diabete oppure obesità, questo irrigidimento può portare a insufficienza cardiaca”.
La dottoressa Astolfi spiega inoltre che gli anziani, a causa della ridotta elasticità delle arterie e delle arteriole (piccoli vasi sanguigni che originano dalle arterie e si estendono fino ai capillari), hanno maggiori probabilità di sperimentare vertigini e svenimenti quando si alzano in piedi improvvisamente. Questa rigidità, infatti, rende più difficile per il sistema circolatorio adeguarsi in modo rapido ai cambiamenti di posizione.
Tuttavia, specifica anche che molti effetti dell’invecchiamento su cuore e vasi sanguigni possono essere notevolmente ridotti grazie a un’attività fisica regolare: “Con l’avanzare dell’età, il movimento aiuta a mantenere sia l’equilibrio cardiovascolare sia il tono muscolare. L’attività fisica, poi, porta benefici indipendentemente dall’età in cui viene iniziata”.
Quali sono i valori di pressione arteriosa ideali in una persona anziana?
“I valori di pressione arteriosa – spiega l’intervistata – non devono superare i 140/85 mmhg (il primo numero rappresenta la pressione massima e il secondo la minima) e non scendere sotto i 110/70 mmhg. Il range considerato ‘nella norma’ è compreso tra i 115-140 mmHg per la pressione massima e tra i 75-85 mmHg per la minima, e non differisce tra uomini e donne. Se la persona presenta problemi cardiaci o ha un elevato rischio cardiovascolare, i valori dovrebbero essere mantenuti leggermente più bassi, intorno a 130/80, ma non scendere mai sotto la soglia dei 110/70 mmhg.
La misurazione andrebbe svolta in situazione di riposo, evitando di consumare, nell’ora precedente, caffè o alcolici e di fumare sigarette. Inoltre, non bisogna effettuarla dopo un evento stressante come uno spavento, un litigio o un piccolo infortunio. È preferibile misurare la pressione nel tardo pomeriggio poiché i valori tendono a essere più stabili. All’inizio di una terapia farmacologica va rilevata anche 3 volte a settimana, sempre nello stesso momento della giornata. Quando i valori si sono stabilizzati, può essere sufficiente 1 volta a settimana”.
Come misurare la pressione negli anziani: strumenti e modalità
Per monitorare la pressione arteriosa è necessario uno strumento chiamato sfigmomanometro, manuale oppure elettronico. Il suo utilizzo può essere raccomandato anche al paziente per controlli in ambito domestico.
“Il dispositivo manuale per la misurazione della pressione arteriosa è costituito da una camera d’aria ricoperta da un manicotto di tessuto, che viene connessa a una peretta. Il manicotto deve essere applicato sul braccio del paziente e fissato all’altezza del bicipite, mentre si pone uno stetoscopio tra il braccio e il manicotto. Utilizzando la peretta, la sacca viene gonfiata creando una pressione sull’arteria brachiale (situata sulla superficie anteriore del gomito, dove si piega il braccio) che interrompe il flusso di sangue. Successivamente, rilasciando la stretta sulla peretta, si inizia a sgonfiare la sacca lentamente, fino a quando si avverte un suono indicativo della ripresa del flusso sanguigno: questo primo suono rappresenta il valore massimo della pressione arteriosa. Si continua quindi a sgonfiare la sacca, finché il suono si attenua e diventa costante: a questo punto si può misurare il valore minimo della pressione. I risultati ottenuti vengono visualizzati su un manometro a mercurio o a quadrante con lancetta”, dichiara la dottoressa Astolfi.
Per quanto riguarda lo sfigmomanometro elettronico, l’intervistata spiega che lo strumento è formato da un manicotto e da un piccolo dispositivo con schermo digitale. Il paziente inserisce il braccio nel manicotto, lo allaccia e preme un pulsante per far gonfiare la sacca d’aria; l’apparecchio procede poi a sgonfiare la sacca e a visualizzare i valori di pressione massima e minima sullo schermo digitale.
È meglio misurare la pressione a casa o dal medico?
“La pressione arteriosa può essere misurata dal medico, in farmacia o anche comodamente a casa propria. La misurazione effettuata dal medico – sostiene l’infermiera – presenta l’indubbio vantaggio di ricevere subito il parere di uno specialista che, in caso di valori anomali, potrebbe richiedere ulteriori esami e fornire una terapia adeguata. Tuttavia, bisogna considerare l’effetto ‘camice bianco’, ovvero un aumento transitorio della pressione arteriosa dovuto all’ansia e alla tensione causate dalla situazione. Misurare la pressione arteriosa in farmacia, invece, consente di ottenere risultati precisi e di ricevere consigli da parte di un professionista, sebbene quest’ultimo non possa modificare o prescrivere alcuna terapia specifica.
In ogni caso, la misurazione della pressione a domicilio può rappresentare una valida soluzione per monitorare costantemente i valori e i risultati della terapia eventualmente seguita”.
Quando si può parlare di ipertensione o ipotensione nelle persone anziane?
“L’ipertensione si verifica quando la pressione arteriosa è costantemente elevata, superando il valore di 140/85 mmHg, mentre si parla di ipotensione quando la pressione sanguigna è sempre molto bassa, con valori inferiori a 110/70 mmHg”, afferma l’intervistata.
Ma quali sono i possibili rischi di una condizione di ipertensione o di ipotensione nell’anziano? La dottoressa Astolfi spiega che le conseguenze più frequenti dell’ipertensione coinvolgono proprio il cuore: “Quando si soffre di pressione alta si possono verificare una serie di problemi cardiaci come l’infarto o l’angina pectoris, un dolore al petto causato da una temporanea riduzione del flusso sanguigno al cuore. L’ipertensione può inoltre causare insufficienza cardiaca: il cuore si indebolisce – dopo essersi sforzato a lungo a causa dell’ipertensione – e perde potenza nella sua capacità di pompare sangue, a causa di un ispessimento del muscolo.
Il secondo organo più colpito dall’’ipertensione è il cervello: questa condizione, infatti, può portare a ictus cerebrali potenzialmente fatali”.
Riguardo all’ipotensione, l’infermiera sottolinea che si tratta di una condizione clinicamente meno grave rispetto all’ipertensione: “Le forme lievi possono causare debolezza, vertigini, svenimento e aumentare la possibilità di incorrere in infortuni e cadute. Tuttavia, esistono comunque rischi più seri ad essa associati, specialmente nelle forme acute, che possono privare il corpo dell’ossigeno necessario per svolgere le sue funzioni, causando un danno al cuore e al cervello. Un’ipotensione grave può condurre anche a uno stato di shock, potenzialmente fatale in assenza di trattamenti idonei e immediati, e che si manifesta con sudorazione fredda, pallore, respiro rapido e superficiale, polso debole e veloce. Un’altra possibile conseguenza è l’insufficienza renale”.
Cosa fare se ci si accorge che l’anziano ha una pressione troppo alta o troppo bassa?
La dottoressa Astolfi spiega che “la pressione non va misurata una sola volta. Per avere valori il più possibile corretti, infatti, bisogna ripetere la rilevazione almeno tre volte: questo perché la prima misurazione tende a essere superiore alle successive, a causa di una possibile agitazione che ne aumenta i livelli”.
Dopo aver verificato gli effettivi valori di ipertensione, l’intervistata consiglia di parlare con il medico di fiducia, che ordinerà una serie di accertamenti per individuare le eventuali cause e valutare i fattori di rischio cardiovascolare presenti nell’anziano. A questo scopo, il medico raccoglierà i dati clinici personali e familiari, prescriverà gli esami ematici di base e, se necessario, ulteriori esami come l’elettrocardiogramma, l’ecocolordoppler carotideo, il fondo oculare, la radiografia del torace, l’ecocardiogramma, lo studio della funzione renale con ecografia ai reni, lo studio della tiroide e analisi di tipo ormonale.
Nel frattempo, il caregiver deve intervenire sullo stile di vita e sull’alimentazione dell’anziano, favorendo l’attività fisica (ad esempio la camminata) e assicurandosi che segua una dieta equilibrata con un basso consumo di grassi saturi e sodio, limitando gli alcolici ed evitando il fumo.
“Se le modifiche allo stile di vita e alla dieta non risultano sufficienti per trattare l’ipertensione, sarà allora necessario intervenire farmacologicamente con gli antipertensivi, trattamento che va studiato su misura della singola persona”, conclude l’infermiera.
Cosa fare se l’anziano soffre di ipotensione
“Differente è il caso dell’ipotensione – continua la dottoressa Astolfi – perché da un punto di vista medico non rappresenta quasi mai un reale problema. Se la pressione alta è associata al rischio di andare incontro a eventi cardiovascolari potenzialmente fatali, il riscontro di valori bassi di solito viene considerato un disturbo di poco conto.
Tuttavia può capitare che in estate, a causa del caldo, si possano accusare fastidi, più o meno accentuati, ad esempio vista offuscata – soprattutto se ci si alza da una posizione seduta/sdraiata – confusione, stanchezza persistente, vertigini, senso di svenimento, sensazione di freddo, nausea e aumento della sudorazione”.
In questi casi, l’intervistata consiglia sempre di agire sullo stile di vita e sulla dieta: è fondamentale bere di più, in quanto una conseguenza poco nota della disidratazione è che si verifica un abbassamento della pressione, poiché cala il volume di sangue circolante e quindi, proporzionalmente, anche la pressione. Tra le altre accortezze, suggerisce di ridurre l’assunzione di alcolici, che hanno un effetto disidratante, mentre l’uso di calze elastiche a compressione graduata può aiutare a mantenere una pressione idonea tra i piedi e il cuore. Anche il consumo di bevande a base di caffeina, come caffè o tè, può alleviare i sintomi della pressione bassa, ma va assolutamente associato a una corretta idratazione a causa del loro effetto diuretico. Infine, per evitare il calo della pressione sanguigna dopo mangiato, è meglio che l’anziano opti per pasti piccoli e frequenti.
“Nel caso si manifestasse una condizione di ipotensione più severa, è possibile assumere farmaci specifici per aumentare la pressione arteriosa, ma solo su prescrizione medica”, conclude l’infermiera.
Come aiutare gli anziani a mantenere una pressione sana
Come afferma la dottoressa Astolfi, per mantenere valori di pressione adeguati nelle persone anziane sono importanti tre elementi: corretta alimentazione, tranquillità psichica e pratica dell’attività fisica consentita dal medico.
“La scelta degli alimenti – spiega – è fondamentale nella terapia di una persona anziana ipertesa. La dieta iposodica, che è un regime alimentare totalmente privo di sale da cucina, è un’ottima guida dietetica contro l’ipertensione e altre complicanze dovute a disturbi metabolici. Si tratta di una vera e propria ‘terapia nutrizionale’ che riveste un ruolo paragonabile al trattamento farmacologico.
Per correggere le abitudini nutrizionali degli anziani ipertesi è importante distinguere l’apporto di sodio naturalmente contenuto nei cibi rispetto a quello aggiunto con la manipolazione alimentare. La raccomandazione è evitare il più possibile di aggiungere il sale per condire i pasti ed eliminare gli alimenti contenenti sale aggiunto come ad esempio insaccati, carni salate, formaggi stagionati, cibi sotto sale e in salamoia.
Inoltre, sarebbe utile sostituire i cibi di scarsa qualità nutrizionale con alimenti come frutta e verdura fresche, e utilizzare ingredienti contenenti grassi vegetali insaturi al posto dei grassi saturi animali. Altre accortezze sono integrare la dieta con prodotti ricchi di acidi grassi polinsaturi, come gli omega 3, utili in caso di ipertensione, e bere acqua povera di sodio, in sostituzione di bevande alcoliche e zuccherate”.
Per contrastare l’ipotensione, invece, l’intervistata suggerisce di mantenere una buona idratazione e garantire all’anziano un corretto apporto di sali minerali attraverso la dieta ed eventuali integratori: “È importante consumare regolarmente cibi ricchi di vitamina B12 come uova e carne, oppure ricorrere all’uso di integratori in caso di scarso apporto con l’alimentazione. È bene consumare sempre una buona quantità di frutta e verdura, e non eliminare completamente il sale. Per contrastare la pressione bassa può essere utile anche aromatizzare yogurt o latte con del cacao amaro, consumare cioccolato fondente e liquirizia pura, che grazie all’acido glicirrizico aiuta a regolare la pressione sanguigna”.
L’impegno di Real Salus nella cura e nell’assistenza agli anziani
La gestione della pressione arteriosa negli anziani, così come di altri aspetti riguardanti la salute nella terza età, richiede un’attenzione particolare da parte di chi si prende cura di loro. La società Real Salus conosce bene l’impegno necessario per occuparsi del benessere delle persone in questa fase della vita e lo fa sia all’interno della struttura San Petronio sia tramite l’assistenza a domicilio, che permette di portare i servizi di una RSA direttamente tra le mura domestiche.
Grazie alla presenza di personale medico specializzato e di servizi sanitari di qualità, Real Salus è in grado di garantire un’ adeguata assistenza alla persona, compreso il controllo della pressione e la gestione di eventuali problemi a essa legati. A questo si aggiungono le numerose iniziative organizzate per favorire il benessere e la salute degli anziani – sia per gli ospiti in struttura sia a domicilio – tra cui le attività ricreative, le sessioni di ginnastica e il supporto durante la quotidianità.
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