Ansia negli anziani: sintomi, cause, numeri e consigli pratici

Cos’è l’ansia in età avanzata e quanto è diffusa

L’ansia negli anziani è un fenomeno molto più diffuso di quanto si pensi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa un anziano su sette convive con un disturbo mentale e, tra questi, i disturbi del tono dell’umore come ansia e depressione sono i più frequenti.

In Italia, i dati ISTAT indicano che la quota di persone che riferisce uno stato di ansia cronica grave cresce sensibilmente dopo i 65 anni periodo nel quale si passa dal 5,8% (tra i 35 e i 64 anni) al 14,9%. Si tratta di numeri importanti, che raccontano una realtà spesso invisibile, nascosta dietro sintomi generici o erroneamente attribuiti all’invecchiamento.

Quando compare l’ansia in età avanzata

Può accadere che una persona abbia convissuto con l’ansia per tutta la vita, oppure che questa si manifesti per la prima volta proprio nella terza età. In entrambi i casi, le cause sono diverse e meritano attenzione specifica.

Sicuramente fra le ragioni che maggiormente minano la serenità degli anziani ci sono la preoccupazione per la salute, la perdita dell’autonomia, il decadimento cognitivo, ma anche la solitudine specie conseguente alla scomparsa del coniuge e l’allontanamento dei figli.  Particolarmente insinuanti sono poi timori meno visibili ma profondi e altrettanto destabilizzanti, come la paura di diventare un peso per gli altri o di non essere più utili.

Oltre ai fattori psicologici e sociali, anche alcune condizioni mediche possono aumentare il rischio di ansia negli anziani. Malattie come l’Alzheimer, il Parkinson, gli scompensi cardiaci, i disturbi della tiroide o dolori cronici (come quelli causati da artrosi o neuropatie) possono innescare o aggravare stati ansiosi. Inoltre, l’assunzione di molti farmaci contemporaneamente (la cosiddetta “politerapia”) può influire sull’umore e sulla lucidità mentale. È importante ricordare che alcuni sintomi fisici legati all’ansia (come tremori, sudorazione, fiato corto) possono essere confusi con altri disturbi medici, e viceversa. Per questo motivo è fondamentale che un medico valuti attentamente ogni caso, per escludere altre cause e proporre il trattamento più adeguato.

Quando queste preoccupazioni diventano pervasive, eccessive e difficili da controllare, l’ansia può trasformarsi in un disturbo vero e proprio.

E se chi ha una storia pregressa di ansia, in quanto condizione già sperimentata in passato, tenderà a riconoscerne più facilmente i segnali, (sempre che si presentino nello stesso modo) e a cercare aiuto, l’insorgenza tardiva di questo disturbo si presta ad essere confusa con altre condizioni.

Del resto, va precisato, che alcuni dei sintomi dell’ansia possono somigliare o sovrapporsi a quelli di altre condizioni cliniche: palpitazioni, senso di oppressione al petto, vertigini o disturbi del sonno potrebbero indicare un disturbo d’ansia, ma anche essere il campanello d’allarme di problemi cardiovascolari, tiroidei o neurologici.

C’è poi un problema di comunicazione legato all’interpretazione dei sintomi stessi non sempre riportati correttamente dagli anziani (e non), spesso minimizzati o attribuiti al passare dell’età. Dunque, individuare precocemente questo disturbo, specie se insorto in tarda età, non è semplice.

Le diverse forme di ansia nella terza età

 

persona anziana che porta le mani sul cuore

 

Per cercare di orientarci un po’ meglio possiamo indicare i disturbi d’ansia che maggiormente si riscontrano nella terza età, precisando che in diversi casi, si osserva un vero e proprio peggioramento della qualità della vita, con difficoltà a uscire, a gestire la quotidianità o a mantenere relazioni stabili. In questo senso è bene prestare attenzione a modifiche apprezzabili nel comportamento abituale per cercare aiuto.

  • Disturbo d’ansia generalizzato o GAD: caratterizzato da una preoccupazione costante e poco controllabile, spesso legata alla salute propria o dei familiari, accompagnata da stanchezza, irritabilità, tensione muscolare, difficoltà di concentrazione.
  • Disturbo d’ansia per la salute o ipocondria: caratterizzato dal timore profondo di avere una malattia grave nonostante l’assenza di diagnosi mediche. In questo caso i sintomi riconducibili all’ansia vengono interpretati come segnali evidenti della presenza di gravi patologie.
  • Fobia specifica – paura di cadere: fra le più diffuse in età avanzata. Può portare la persona a evitare di camminare, uscire o svolgere attività quotidiane, con una riduzione drastica dell’autonomia individuale e un peggioramento sostanziale della qualità di vita.
  • Disturbo da accumulo: non sempre diagnosticato negli anziani, si manifesta con la difficoltà a separarsi dagli oggetti con una tendenza all’accumulo che arriva a compromettere gli spazi vitali e la sicurezza. Spesso è associato a depressione, declino cognitivo o ansia cronica. 

Ansia e depressione: due disturbi che si intrecciano

In molti casi, l’ansia coesiste con la depressione. Entrambe possono manifestarsi con sintomi simili: stanchezza, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, irritabilità, senso di inutilità o perdita di interesse. La depressione in età avanzata è particolarmente insidiosa per il benessere della persona, per questo motivo, è importante che il medico effettui una valutazione accurata, per distinguere le due condizioni e impostare il trattamento più adatto.

Come affrontare l’ansia nella terza età

L’ansia negli anziani può essere trattata con successo. Il primo passo è riconoscerla per quello che è: non un semplice “capriccio” o un tratto del carattere, ma un vero e proprio disturbo, spesso reattivo a eventi di vita o a cambiamenti nella salute.

Molte persone anziane traggono beneficio da percorsi di psicoterapia cognitivo-comportamentale, che aiutano a identificare e modificare i pensieri disfunzionali. Anche la meditazione, la respirazione profonda e alcune tecniche di rilassamento si sono dimostrate efficaci, così come una routine quotidiana attiva, che preveda movimento, socialità e stimoli cognitivi.

In casi selezionati, il medico può prescrivere farmaci ansiolitici o antidepressivi, con un’attenzione particolare al dosaggio, alle interazioni con altri farmaci e alla tollerabilità complessiva. L’approccio migliore resta sempre quello multidisciplinare, che coinvolge medico di base, psicologo, geriatra e – quando serve – un caregiver preparato.

Quando rivolgersi al medico

persona anziana dal medico con sguardo sereno

 

Ci sono alcune situazioni in cui è opportuno cercare subito un consulto:

  • se l’ansia è accompagnata da sintomi fisici intensi e improvvisi, come dolore toracico o difficoltà respiratoria;
  • se è presente un ritiro sociale marcato o una perdita di peso non spiegata;
  • se compaiono pensieri negativi ricorrenti, confusione o sonnolenza eccessiva.

Anche la tendenza ad abusare di alcol o a usare farmaci tranquillanti senza indicazione medica è un segnale di disagio psicologico che non va ignorato. In questi casi, una valutazione tempestiva può fare la differenza e prevenire complicazioni.

L’ansia non è un tabù da nascondere. È una risposta umana alla fragilità e al cambiamento, che può diventare disfunzionale ma anche rivelatrice. Imparare a riconoscerla, accettarla e affrontarla con gli strumenti giusti può aiutare l’anziano – e chi se ne prende cura – a vivere questa fase della vita con maggiore serenità e consapevolezza.

Residenze per anziani Real Salus: un ambiente che accoglie, un’équipe che ascolta

[…] Nelle Residenze per Anziani Real Salus, il benessere psicologico degli ospiti è parte integrante della cura quotidiana. L’approccio relazionale è basato sull’ascolto autentico, sull’empatia e sul riconoscimento dell’unicità di ogni persona – spiega Leonardo Folchi, Responsabile dell’organizzazione aziendale delle Residenze per Anziani Real Salus, per le sedi di Bologna e Ferrara.

[…]  Con grande attenzione l’équipe multidisciplinare lavora in sinergia per intercettare tempestivamente segnali di disagio, promuovere il dialogo e costruire un clima affettivo sereno, in cui ogni anziano possa sentirsi accolto, compreso e mai solo. Si tratta di un aspetto fondamentale del nostro lavoro, sia per coloro che si fermano da noi per un periodo breve che per coloro che si fermano a lungo. La risposta psicologica dei nostri ospiti è importantissima.

 Un ruolo rilevante in quest’ottica è svolto anche delle attività proposte, dal contatto umano continuo e insieme dalla possibilità e capacità di strutturare una relazione personale con i nostri ospiti. Relazione, cura e attenzione sono per noi strumenti concreti per prevenire e affrontare l’ansia e i momenti di vulnerabilità […]

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